Economia Finanza

Austria al voto in recessione, destra populista in testa nei sondaggi per tornare al potere


VIENNA – “Dipende da voi”. L'interrogativo chiave delle elezioni austriache, che domenica 29 settembre chiameranno 6,3 milioni di elettori a rinnovare la Camera bassa del Parlamento, è nello slogan dell'FPÖ che campeggia su uno dei tanti manifesti elettorali che costeggiano gli eleganti viali della Ringstrasse viennese. Il politico che così si rivolge ai cittadini dal manifesto elettorale è Herbert Kicklleader del Partito della libertà austriaco. Un leader controverso, che ha portato il partito di destra radicale populista – uno dei più antichi in Europa, fondato negli anni 50 – a vincere le elezioni europee e ora ad avere i favori del pronostico.

Gli ultimi sondaggi assegnano all'FPÖ i maggiori consensi, compresi tra il 26 e il 27%, anche se si è associato il vantaggio sull'ÖVP, il Partito popolare del cancelliere in carica Karl Nehammer, attestato al 25%. Terzi i socialdemocratici dell'SPÖ, attorno al 21%. A contendersi il quarto posto, con il 9-10%, i Verdi ei liberali di NEOS.

Herbert Kikl, il controverso leader dell'FPÖ

Kickl è, come detto, un leader controverso, che ha impresso al partito – che è parte del neonato gruppo dei Patrioti europeidi cui fanno parte il Rassemblement National francese, la Lega, Fidesz di Viktor Orbàn – una svolta più estremista. Aspira a diventare Volkskanzler“cancelliere del popolo” – un termine che a qualcuno ha fatto venire i brividi perché era usato anche per Adolf Hitler – promette una forte stretta sull'immigrazione per proteggere la “Fortezza Austria”, tra taglio dei permessi di soggiorno, stop a ricongiungimenti e rimpatri, mentre per far ripartire l'economia – al secondo anno di recessione – propone un mix di tagli alle tasse, soprattutto per le imprese, e costo del lavoro.

Preoccupano gli oppositori e diversi analisti l'euroscetticismo, l'ammirazione esplicita per il modello ungherese ei legami mai spezzati dell'FPÖ con la Russia di Putin.

Quel che è certo è che dietro la rinascita del partito, scosso e ridimensionato nel 2019 dal cosiddetto “Ibizagate”, uno scandalo proprio legato alle relazioni con Mosca, c'è anche lui, come sottolinea Reinhard Heinisch, professore di Politica austriaca in una prospettiva europea comparata dell'Università di Salisburgo: «È probabilmente il miglior comunicatore tra i politici austriaci: è estremamente disciplinato, molto diverso in questo dai precedenti leader di destra radicale; è molto acuto; è una strategia. Ed è capace di dire cose molto dure con voce misurata, adattando la comunicazione al pubblico che ha di fronte».



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