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Brasile, l’Amazzonia brucia. L’ombra della criminalità dietro i roghi


Soltanto quattro mesi dopo l'alluvione che ha distrutto buona parte del Sud del Brasileadesso è il fuoco a minacciare l'intero Paese sudamericano. In questo momento sono più di 5 mila gli incendi attivi, secondo i dati del Programma Queimadas dell'INPE (Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale).

Da gennaio a settembre, sono già 11,39 milioni di ettari del territorio del paese distrutto dal fuoco, il 200% in più dall'anno scorso. Di questi, 5,65 milioni di ettari solo nel mese di agosto, ovvero il 49% del totale di quest'anno, ha informato il sito Mapbiomas.

Situazione allarmante che ha impatti diretti sulla economia e sulla salute dei brasiliani, ma a lungo termini porterà delle conseguenze a tutto il mondo. Basta pensare che le foreste del Cerrado e dell'Amazzonia sono stati quelli che hanno bruciato di più, rappresentando rispettivamente il 43% e il 35% dell'intera area bruciata nel periodo.

Il Cerrado ha perso 106.677 chilometri quadrati di foreste; l'Amazzonia, 62.268 chilometri quadrati; e la Foresta Atlantica, 29.211 chilometri quadrati. A settembre, 79 parchi forestali sono stati chiusi per il rischio di incendi.

Una grande nuvola di fumo copre già grande parte della Nazione, con i venti portandola pura ai Paesi vicini come Uruguay, Paraguay, Bolivia, Perù e Cile. Per diversi giorni la città di San Paolo, con circa 20 milioni di abitanti, è stata considerata la metropoli più inquinata al mondo.

Il sito svizzero IQAir, che monitora la qualità dell'aria nelle grandi città, ha valutato l'indice della capitale paulista a 160 punti (considerato “malsana”), superando metropoli note per l'inquinamento come Nuova Delhi, in India, e Karachi , in Pakistan. Il fumo degli incendi rilascia gas tossici e particelle fini che danneggiano gli alveoli polmonari.

Secondo gli esperti, sono stati rilasciati circa 180 mega tonnellate di carbonio solo in quest'anno, essendo 60 mega tonnellate di gas emesse a settembre, principalmente dal bioma amazzonico. Il sistema sanitario si prepara già per attendere un'ondata di problemi respiratori e polmonari.

Oltre la salute, il turismo e l'economia soffrono con gli incendi e presto questo si sentirà puro in Italia. L'impatto nell'agricoltura, che rappresenta il 25% del PIL brasiliano, è devastante.

Gli incendi distruggono colture, pascoli e foreste utilizzate per la coltivazione e l'allevamento, riducendo l'offerta di alimenti come carne e cereali. Nel breve termine, ciò si traduce in un aumento significativo dei prezzi alimentari e, nel lungo termine, indebolisce l'equilibrio ambientale, essenziale per un'agricoltura sostenibile.

Il caffè arabica, ad esempio, di cui il Brasile è il principale produttore al mondo, l'anno scorso valeva € 135,00 (sacco di 60 kg) e oggi è venduto a € 245,00 circa. Lo stesso succede con lo zucchero, il 10% più costoso, e tanti altri cibi. Per i brasiliani avrà un grande impatto anche nel costo dell'energia elettrica, generata soprattutto dalle centrali idroelettriche. Si prevede un aumento tra il 30% e il 50% nei prossimi mesi.

Ad oggi la questione principale è cosa c'è dietro a questo fenomeno degli incendi mai visto in Brasile. Certo che i cambiamenti climatici sono un fattore decisivo, con la siccità e le onde di caldo, ma secondo i dati raccolti dal Laboratorio di Applicazioni Satellitari Ambientali (Lasa) dell'Università Federale di Rio de Janeiro, il 99% dei roghi sono dolosi. Si potrebbe dire che moltissimi sono incendi criminali.

Per quali ragioni? Queste indagini sono al momento una delle priorità della Polizia Federale, soprattutto perché il Brasile avrà elezioni locali nel prossimo 6 ottobre, e questi incendi possono essere motivati ​​da questioni politiche. Certo è il fatto che i fuochi in Brasile sono strettamente legati all'uso del territorio, alle attività economiche, legati principalmente alla deforestazione per aree aperte destinate al pascolo e all'agricoltura.

I pascoli rappresentano ad oggi un ettaro bruciato su quattro, ovvero il 24% del totale. Secondo Gilberto Marques, professore di economia all'UFPA, i fuochi sono forme di appropriazione della proprietà, che si tratti di terreni pubblici, di terreni in territori indigeni o anche di riduzione delle riserve locali. Prima si usava il meccanismo di abbattere la foresta e poi dare fuoco, adesso si dà fuoco direttamente. Anche l'estrazione illegale, l'accaparramento di terre e il disboscamento illegale sono attività economiche criminali che utilizzano il fuoco e causano incendi.





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