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Dal Golfo a Gerusalemme i francescani promuovono il dialogo e la pace



“Tutta la sostanza delle sue parole mirava a spegnere le inimicizie ea gettare le fondamenta di nuovi patti di pace”. Una targa nel cortile di Palazzo Accursio, sede del Comune di Bologna, riporta una citazione delle cronache di Tommaso da Spalato dedicate alla predicazione di San Francesco di Assisi sulla Piazza Maggiore di Bologna il 15 agosto 1222.

Spegnere le inimicizie e gettare ponti di pace è la missione dei seguaci di Francesco oggi presenti in luoghi dove i cristiani sono minoranza. È il caso della Terra Santa e della regione del Golfo. Sulle prospettive di questa missione si sono confrontati nell'ambito del XVI Festival Francescanoin svolgimento proprio in Piazza Maggiore a Bologna, Fra' Stefano Luca e padre Francesco Patton. Stefano Luca, frate minore cappuccino della Provincia di Lombardia è attualmente il responsabile del Dialogo Ecumenico e Interreligioso per il Vicariato Apostolico dell'Arabia Meridionale e presta il suo servizio presso l'Abrahamic Family House di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Padre Patton, appartenente alla Provincia di Sant'Antonio dei Frati Minori è dal 2016 Custode di Terra Santa, con base a Gerusalemme.

L'attualità brucia. La conferma della morte, sotto le bombe israeliane a Beirut, del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, arriva pochi minuti prima dell'incontro. Francesco Patton, che in questo momento constata amaramente l'assenza di una volontà di pace da una parte e dall'altra, dice: “La via di uscita dalla situazione in cui ci troviamo è quella indicata da Rachel Goldberg Polin, la mamma del giovane Hersh, uno degli ostaggi ebrei sequestrati da Hamas e poi ucciso: noi ebrei dobbiamo imparare a comprendere la loro sofferenza e loro, i palestinesi, devono cominciare a comprendere la nostra. E così dobbiamo accettarci reciprocamente. Perché il ripiegamento su noi stessi nella sofferenza ci distrugge, ci porta ad un accumulo di rabbia che poi esplode e devasta. Se trasformiamo la sofferenza in empatia e compassione allora cominciamo a mettere i primi mattoni per la riconciliazione, per la convivenza e per la pace. E forse è anche questo il motivo per cui il nostro Signore ha scelto liberamente di salire sulla croce e di sperimentare una sofferenza atroce per prendere su di sé la sofferenza di tutta l'umanità. Purtroppo non vedo molti pronti a percorrere questa via, ma credo che noi cristiani dobbiamo imparare da questa madre perché in questo momento rischiamo anche noi di rimanere contagiati dall'odio, dal risentimento, dal desiderio dei vendetta, da una serie di cose negative che non produrre futuro”.

Stefano Luca, che ha pubblicato per Terra Santa Edizioni “Teologia delle differenze”, un saggio dedicato alle nuove prospettive per la missione francescana nel dialogo con l'Islam, racconta la sua esperienza cominciata nel settembre del 2023 ad Abu Dhabi, dove il governo degli Emirati Arabi Uniti ha realizzato la Casa della Famiglia Abramitica, un luogo in cui sorgono affiancate una chiesa cattolica, una moschea e una sinagoga.

“Ci troviamo”, spiega Fra' Stefano Luca, “ nel distretto culturale di Abu Dhabi, vicino al museo del Louvre e dove stanno sorgendo altri quattro musei. Noi stiamo al centro di questo distretto culturale per promuovere la cultura del dialogo e per essere ponte fra tutte le culture. Non siamo un museo, ma un luogo dove ogni confessione religiosa esercita il suo culto in questi tre edifici delle medesime dimensioni, 30 metri per 30. C'è poi il forum che connette le tre case di culto dove le comunità fanno incontri, workshop e altre attività”. Fra' Luca ricorda che la Casa della Famiglia Abramitica “è una prima ricezione concreta del documento firmato proprio ad Abu Dhabi nel 2019 da papa Francesco e dal Grande Imam al-Tayyeb. Senza un riferimento a quel 'Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune' noi perderemo la bussola”.

Fra' Luca, che lavora in un Vicariato dove vivono un milione e mezzo di cattolici provenienti soprattutto dall'Asia, ricorda che “abbiamo tanti elementi comuni. Ma occorre riconoscere che siamo diversi. Le differenze non ci rendono lontani, ma sono quella bellezza che ci fa arricchire la vicenda. La differenza del fratello mi aiuta a prendere in considerazione le domande profonde della mia fede.”.

Patton, che fa un bilancio della sua esperienza di Custode in un libro intervista con il giornalista Roberto Cetera presentato in anteprima a Bologna (“Come un pellegrinaggio. I miei giorni in Terra Santa”, Terra Santa Edizioni)ricorda la particolare condizione dei francescani in Terra Santa, minoranza fra i musulmani e gli ebrei. Spiega che questo impone un difficile equilibrio, induce a “misurare le parole”, ma sempre manifestando apertura e rispetto verso l'altro.

In una situazione come quella attuale di conflitto, Patton vede una opportunità di convivenza nelle scuole. Porta l'esempio di una scuola di Betlemme che nel 2019 ha stilato un decalogo per la convivenza e l'esempio della scuola di musica “Magnificat” con una maggioranza di docenti ebrei e una maggioranza di studenti palestinesi. “La scuola”, ricorda, “è stata a messa dura prova dai fatti del 7 ottobre 2023, ma si è riuscita a tener la guerra fuori dalle aule e questo mi sembra un grande risultato”. Come dice Patton nel suo libro in uscita, anche questa è stata la tappa di “un pellegrinaggio che mi ha educato a guardare al futuro con fiducia e con speranza nonostante ogni apparenza contraria”.





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