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Hamilton e la depressione: “Ne ho sofferto fin da piccolo, non sapevo con chi parlarne”


Il pilota Mercedes racconta le sue difficoltà: “Per tutta la vita ho fatto i conti con la mia salute mentale. Ho risentito di bullismo e pressione per le gare”

Federico Mariani

30 settembre – 13:11 – MILANO

Lewis Hamilton non è il tipo di persona che nasconde le proprie difficoltà. In tanti anni di F1, il sette volte iridato ha rivelato alcune delle proprie debolezze: il rapporto inizialmente problematico col padre Anthony, i dubbi sul proprio valore e le conseguenze psicologiche dopo la controversa sconfitta nel 2021. Ora, in un'intervista al giornale britannico Sunday Times, l'alfiere Mercedes, in Ferrari dal 2025ha confessato di aver fatto i conti con un altro ostacolo durante la sua vita: la depressione.

adolescenza difficile

Hamilton ammette di sentirsi particolarmente fragile durante l'adolescenza e le stagioni di approccio alla F1: “Per tutta la mia vita ho fatto i conti con la mia salute mentale. Ho sofferto di depressione già in un'età molto precoce, quando avevo qualcosa come 13 anni. Penso che fosse dettata dalla pressione delle corse e dai problemi a scuola, come il bullismo”. Un disagio acuto dalla difficoltà di trovare qualcuno adatto ad ascoltarlo: “Non c'era nessuno con cui parlarne”. Nemmeno l'incontro con una psicologa lo aveva aiutato a gestire bene questa fase, anche se Lewis ammette: “Non era stato molto utile , ma mi piacerebbe riprovarci oggi”.

forma ritrovata

Durante la pandemia, Hamilton ha impostato una nuova routine: sveglia intorno alle 5 e corsa per una decina di chilometri, riflettendo su di sé: “L'ho trovato un modo davvero fantastico per entrare in contatto con me stesso, con i miei sentimenti interiori e capire cosa posso fare”. Al momento il britannico resta concentrato sulla F1: “Non sarei in grado di rendere al massimo se avessi figli. Ci sarà un tempo per questo e non vedo l'ora che arrivi. Ma adesso c'è un lavoro da fare”. E quel lavoro si chiamerà Ferrari dal 2025: “Sono in ottima forma, fisicamente e mentalmente. I miei tempi di reazione risultano ancora più veloci rispetto ai ragazzi più giovani e penso di essere un pilota migliore di quando avevo 22 anni”. Messaggio forte e chiaro.





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