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Zuppi: ‘Netanyahu non fa il bene del suo popolo’. Il cardinale si confronta su pace e giustizia



È stata una risposta secca e priva di ambiguità quella del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nel corso del suo dialogo con il giornalista Aldo Cazzullo, avvenuto nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola. L'occasione è stata la presentazione del suo nuovo libro Il Dio dei padri. Il grande romanzo della Bibbiaun'opera che già nel titolo rivela la profonda riflessione biblica che Zuppi porta avanti, unendo spiritualità e attualità.

Il confronto con Cazzullo ha toccato tematiche cruciali, tra cui la politica di Israele. Alla domanda di Cazzullo su cosa direbbe al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il cardinale ha risposto senza esitazioni: “Che non fa il bene del suo popolo. Non degli altri, è evidente”. Zuppi ha voluto così sottolineare una critica diretta alla leadership israeliana, sottolineando la necessità di un'azione politica più attenta al benessere del proprio popolo, senza implicare ulteriori divisioni e tensioni a livello internazionale, riprendendo le parole di Francesco, secondo il quale una difesa sproporzionata è immorale. Un messaggio che, pur riferendosi al contesto israeliano, può avere una risonanza più ampia nelle complesse dinamiche geopolitiche globali.

Il dibattito ha poi spostato l'attenzione su un tema ancora più vicino all'attuale ruolo del cardinale Zuppi: la guerra in Ucraina. Qui, il presidente della Cei è impegnato come mediatore, cercando di favorire la restituzione dei bambini ucraini sottratti alle loro famiglie durante il conflitto. La sua azione di mediazione, su cui pesa una grande responsabilità morale, riflette l'impegno della Chiesa a favore della pace.

Nel suo intervento, Zuppi ha ricordato l'importanza di trovare un equilibrio tra due principi fondamentali: pace e giustizia. “Dobbiamo mettere insieme pace e giustizia, la giustizia deve incontrare la pace e viceversa” ha dichiarato, esprimendo la convinzione che i due concetti non possono essere separati. Per Zuppi, la giustizia non deve essere vissuta come un ostacolo alla pace, ma piuttosto come un pilastro per costruirla. Allo stesso tempo, la pace non può essere considerata autentica se manca di giustizia, perché verrebbe meno la condizione necessaria per una convivenza duratura e stabile.

Le parole del cardinale Zuppi, in questo contesto, non sono solo un invito alla riflessione, ma un richiamo alla responsabilità collettiva, soprattutto per coloro che sono impegnati in ruoli di leadership politica e morale. La sua esperienza come mediatore nella guerra in Ucraina e il suo ruolo di guida spirituale all'interno della CEI conferiscono ulteriore peso alle sue dichiarazioni. Il cammino verso la pace, suggerisce Zuppi, è possibile solo se sostenuto dalla giustizia, e l'unione di questi due valori è l'unica strada per sanare le ferite più profonde del conflitto.





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