News

Addio Lea Pericoli, la signora del tennis italiano che sognava sempre il centrale di Wimbledon


Se n'è andata a 89 anni la diva del tennis italiano. Ecco la sua ultima intervista a Famiglia Cristiana in occasione degli Internazionali d'Italia 2023.

Del tennis com'è diventato, sulla soglia degli Internazionali d'Italia 2023, Lea Pericoli dice: «Un altro mondo, ormai i tennisti sono aziende». Zero rimpianti, però: «È vero, proprio non ne ho. Mi sono divertita giocando. Il tennis mi ha consentito di girare il mondo, è stato una grande opportunità anche se all'epoca non si guadagnava una lira, il professionismo era vietato e percepito alla stregua di un disonore».

Guarda indietro, con ironia e autoironia, la signora del tennis italiano, classe 1935: un'innata eleganza che conserva anche nella sua bellissima voce, che ha fatto la fortuna di tante telecronache, dov'è passata per tanti anni quasi senza soluzione di continuità rispetto alla carriera tennistica. «Ho sempre pensato che una donna potesse essere atleta senza perdere la propria eleganza, è giusto che oggi ci sia parità, che le tenniste rivendichino il diritto a guadagnare quanto i colleghi, ma questo non significa rinunciare alla proprio lato femminile».

Ride quando le chiese come andò con quella famosa sottoveste rosa che tanto clamore fece nel 1955: «Non fu certo uno scandalo calcolatoero andato a vedere l'atelier di Ted Tinling, mi vide e mi chiese: “Non lo vuoi un bel vestito? Non dissi di no. Ma certo non pensavo che il giorno dopo avrebbero tutti parlato della mia sottoveste o, dopo, delle mie piume. Mio padre andò su tutte le furie, mi fece smettere di giocare a tennis: “Quando ti guadagnerai da vivere e potrai permettertelo se proprio vorrai riprenderai”. Mi misi a lavorare, sapevo bene l'inglese perché ero stata in collegio a Nairobi, ero cresciuta in Africa dove mio padre lavorava, avevo imparato la steno e la dattilografia, facevo anche l'interprete misi via un gruzzoletto e ripresi a giocare. Oggi quei vestitini che tanto hanno fatto notizia sono al Victoria & Albert Museum, me li hanno chiesti, li ho dati mi pareva meno triste che lasciarli rinchiusi in un armadio. Ho vinto 27 titoli italiani, un record, all'epoca facevamo tutto: singolare, doppio e doppio misto, ovviamente solo per Coppe e medaglie, ne ho la casa piena. Nemmeno gli uomini guadagnavano un soldo, se Pietrangeli con il suo talento aveva avuto le opportunità di oggi sarebbe diventato ricchissimo», sorride pensando al decano del tennis italiano e amico di una vita anche lui sempre presente sugli spalti del Foro italico e degli altri tornei importanti .

«Il tennis è stato un momento bello della mia vita, mi ha dato tantissimo, ma non ho mai ripreso una racchetta in mano neanche in sogno. Eppure ne ho uno ricorrente che vi si avvicina molto. Mi succede che mi chiamino nello spogliatoio a Wimbledon senza preavviso: “Miss Pericóli” come dicono gli inglesesi», racconta facendo il verso all'accento sbagliato ea quella inconfondibile cadenza che imita alla perfezione: «E io penso: oddio devo scendere sul campo centrale, aiuto, come faccio? Ma sì certo io ci provo, hai visto mai: ma una volta mi manca una scarpa, l'altra non ho la maglietta bianca, oppure non trovo il foularino che mettevo attorno ai capelli. Quando mi sveglio sudata e disperata, mi dico: “meno male non ho ceduto alla lusinga neppure questa volta”. Dopo aver smesso di non ho mai più giocato una partita vera neppure per puro divertimento, sarebbe stato una tristezza senza essere più all'altezza. Gioco ancora a golf e mi diverto molto, in fondo si tratta sempre di rincorrere una pallina».





Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *