Istruzione

Abuso dei contratti a termine, il Tribunale di Genova condanna il Ministero al risarcimento danni. D'Aprile (Uil Scuola Rua): “Il governo deve intervenire” – Orizzonte Scuola Notizie


Il Tribunale di Genova, accogliendo il ricorso presentato dall'Ufficio Legale Nazionale della UIL Scuola Rua tramite l'avvocato Domenico Naso, ha condannato il Ministero dell'Istruzione e del Merito al risarcimento del danno per l'abuso di contratti a termine.

La decisione segue l'apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea contro l'Italia per l'eccessivo utilizzo della contrattazione a termine nel settore scolastico.

Il Tribunale ha accertato “l'abusiva reiterazione dei contratti di lavoro a tempo determinato” superiore a 36 mesi di durata complessiva. Il Ministero è stato condannato a corrispondere al ricorrente un'indennità onnicomprensiva pari a dieci mensilità dell'ultima retribuzione utile ai fini del calcolo del TFR, oltre a rivalutazione monetaria e interessi. La sentenza richiama la normativa sul lavoro pubblico contrattualizzato, secondo cui, in caso di abuso di contratti a termine, il dipendente ha diritto a un risarcimento del danno tra un minimo di 2,5 e un massimo di 12 mensilità dell'ultima retribuzione.

“Da tempo promuoviamo iniziative legali – ha dichiarato Giuseppe D'Aprilesegretario generale UIL Scuola Rua – che hanno rappresentato anche una forma di denuncia-pressione nei confronti dei Governi che finora si sono mostrati inadempienti e insensibili, tanto da determinare il deferimento da parte della Corte europea”.

D'Aprile ha quindi concluso chiedendo un intervento del Governo: “Il Governo deve intervenire per ripristinare la legalità e per coprire tutti i posti disponibili – su cui si reiterano le supplenze per più anni, testimoniate dai numeri elevati di precari – con contratti a tempo indeterminato per garantire stabilità al personale interessato, migliorare la funzionalità delle scuole e contribuire a mettere in moto l'economia del Paese che passa inevitabilmente dalla stabilità del lavoro”.



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