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Duemila chilometri per farsi dire di no dal River: così è sbocciato Castellanos


Tre figure chiave della carriera dell'argentino, oggi protagonista con la Lazio, ci raccontano i suoi esordi a Mendoza tra il Banco Nacion e il Club Murialdo: “Scavetti, rabone, tornei e tanto istinto. Per noi è rimasto il ragazzo del barrio”

Tre nocche che colpiscono una porta. Un adolescente alto, magro e spavaldo che si fa piccolo piccolo di fronte all'allenatore. Un viaggio di duemila chilometri in soli due giorni. La storia del Taty Castellanos inizia così, con una domanda posta in modo timido e uno zaino strapieno di sogni e di magliette accartocciate: “Mister, dovrei parlarle”. “Dimmi, entra puro”. “Dovrei assentarmi per 48 ore, ma sta tranquillo, le prometto di tornare in tempo per la partita di domenica”. Valentin ha 16 anni, gioca nel Club Leonardo Murialdo – una squadretta di Mendoza – e vanta un paio di presenze in quinta divisione argentina, ma vuole di più. Un angelo custode gli ha appena organizzato un provino con il River Plate a Buenos Aires, ma dista un migliaio di chilometri dallo stadietto in cui si diverte. Mendoza è una crocevia di sciatori e montanari diretti sulle Ande a caccia di un'avventura. Lui invece, punta di talento dalla rabona facile, ha già puntato il mare.



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