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Dazi auto cinesi: i marchi decidono di non alzare i prezzi


Nonostante il varo di nuove tasse di importazione da parte della Ue, i principali produttori della Repubblica popolare hanno deciso di non ritoccare al rialzo i prezzi dei propri modelli, almeno fino alla fine del 2024. Cosa accadrà il prossimo anno? Per ora la strategia per evitare i dazi sembra quella di spostare gli stabilimenti nel Vecchio Continente. In allarme le case europee che producono alcuni dei loro modelli in Cina

Umberto Schiavella

9 ottobre 2024 (modifica alle 20:11) – MILANO

La decisione della Commissione europea di varare maggiori dazi sui veicoli elettrici prodotti in Cina con lo scopo di rallentare l'avanzata dei marchi asiatici e di proteggere i produttori del Vecchio Continente potrebbero trasformarsi in un boomerang. Le nuove tasse applicate alle auto Made in China non sembrano spaventare i colossi del dragone, anzi, molti brand hanno deciso di non ritoccare al rialzo i prezzi delle vetture fino alla fine del 2024, ma stanno diventando sempre di più una fonte di preoccupazione per i costruttori europei che, a loro volta, producono alcuni dei loro modelli negli stabilimenti della Repubblica popolare. La paventata “invasione” delle auto a batteria cinesi non si è verificata, mentre le vendite delle auto elettriche non decollano a causa del prezzo di acquisto elevato e dei costi di ricarica in costante crescita. Nel frattempo, la Cina ha adottato una serie di misure antidumping sull'importazione di brand dall'Ue. Si tratta di una prima manovra di ritorsione commerciale estesa anche alle interazioni europee di prodotti lattiero-caseari e carne di maiale presentando un reclamo sulle tariffe Ue al Wto, l'organizzazione mondiale del commercio.

MG, Byd e Omoda

Come anticipato, alcuni marchi automobilistici cinesi annunciati hanno che i prezzi dei loro modelli, nonostante i dazi applicati dall'Europa, non verranno ritoccati al rialzo. Una scelta di mercato volta al sacrificio dei margini e non della quota. Il gruppo Saic, detentore dell'ex marchio inglese MGha dichiarato di non voler modificare i propri listini, nonostante i suoi prodotti elettrici siano già sottoposti al pagamento di un dazio pari al 10%, al quale presto dovrà aggiungere un altro 35%. Anche Accidenti non alzerà i prezzi delle sue auto elettriche, stesso discorso per Omoda che conferma il lancio della prima elettrica del marchio previsto a metà novembre, la Omodo 5con un prezzo che si aggiungerà intorno ai 35.000 euro.

Volvo, Mini e gli altri

In apprensione i marchi europei che producono alcuni dei loro modelli in Cina. I dazi varati dall'Unione europea colpiscono indistintamente chiunque importi vetture elettriche nel Vecchio Continente, tanto che Volvoa partire dalla metà del 2025, sposterà la produzione dell'elettrica EX30 dalla Cina al Belgio, mentre le EX90 Verranno costruiti negli Stati Uniti. Anche Mini corre ai ripari e dal 2026 produrrà a Oxford anche la tre porte elettrica. Rimane in Asia, almeno per ora, la produzione del crossover compatto Aceman. Accorto deciderà cosa fare in base alle scelte definitive della Ue e, attualmente, la produzione dei modelli #1 e #3 resta in Cina.

I cinesi in Europa

Cosa accadrà nel 2025? Per ora non c'è nulla di ufficiale, con i colossi cinesi che potrebbero decidere di alzare i prezzi dei propri modelli elettrici, ma, almeno per adesso, la strategia sembra prendere in considerazione altre strade. Alcuni marchi asiatici si stanno organizzando per costruire i loro modelli direttamente in Europa, rendendo così vana l'applicazione di nuove ed eventuali tasse di importazione. Alla fine del 2023, Accidenti ha annunciato la realizzazione di uno stabilimento in Ungheria, mentre Dongfeng è in trattativa con diversi paesi dell'Ue, tra cui l'Italia, per iniziare una produzione locale. Motore della Grande Muraglia sta prendendo in considerazione l'apertura di una fabbrica in Germania, in Ungheria o nella Repubblica Ceca, mentre Chery ha acquisito in Spagna una vecchia fabbrica della Nissan. Anche Saicil brand cinese di proprietà statale, è ancora alla ricerca di un sito di assemblaggio in Europa, una cosiddetta fabbrica cacciavite, mentre MGbrand di punta del marchio, ha aperto in Francia il secondo centro ricambi europeo.





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