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Il Papa: «L’unità si fa mettendo al centro Dio, non il nostro punto di vista»



Parte dalle parole degli Atti degli apostoli – «Tutti furono colmati di Spirito Santo» per riprendere la catechesi sul ciclo «Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza». Papa Francesco, in piazza San Pietro, ricorda il racconto della discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. I segni iniziali, «il vento fragoroso e le lingue di fuoco» e la sua conclusione quando, colmati dallo Spirito Santo gli Apostoli «cominciarono a parlare in altre lingue» e uscirono dal Cenacolo per annunciare Gesù Cristo alla folla». Il racconto, spiega il Pontefice, «mette in luce che lo Spirito Santo è Colui che assicura l'universalità e l'unità della Chiesa».

Luca mete in luce l'universalità della Chiesa spingendola, da un lato, verso l'esterno «perché possa accogliere un numero sempre maggiore di persone e di popoli; dall'altro lato, la raccoglie al suo interno per consolidare l'unità raggiunta. Le insegna a estendersi in universalità ea raccogliersi in unità». L'universalità viene spiegata con l'episodio della conversione di Cornelio. «Il giorno di Pentecoste gli Apostoli avevano annunciato Cristo a tutti i giudei e gli osservanti della legge mosaica, a qualsiasi popolo appartenessero. Ci volle un'altra “pentecoste”, molto simile alla prima, quella in casa del centurione Cornelio, per indurre gli Apostoli ad allargare l'orizzonte e far cadere l'ultima barriera, quella tra giudei e pagani». A questo si aggiunge l'espansione, oltre che etnica, geografica. SI capisce perciò perché lo Spirito Santo impedisce a Paolo di annunciare il Vangelo in Bitinia, in Asia Minore. «Lo Spirito di Gesù non lo permette». E «si scopre subito il perché di questi sorprendenti divieti dello Spirito: la notte seguente l'Apostolo riceve in sogno l'ordine di passare in Macedonia. Il Vangelo usciva così dalla nativa Asia ed entrava in Europa». Ma bisogna far s'che «l'universalità raggiunta non comprometta l'unità della Chiesa. Lo Spirito Santo non opera sempre l'unità in maniera repentina, con interventi miracolosi e risolutivi, come a Pentecoste. Lo fa anche – e nella maggioranza dei casi – con un lavoro discreto, rispettoso dei tempi e delle divergenze umane, passando attraverso persone e istituzioni, preghiera e confronto. In maniera, diremmo oggi, sinodale. Così infatti avvenne, nel concilio di Gerusalemme, per la questione degli obblighi della Legge mosaica. Sant'Agostino spiega l'unità operata dallo Spirito Santo con una immagine, divenuta classica: “Ciò che è l'anima per il corpo umano, lo Spirito Santo lo è per il corpo di Cristo che è la Chiesa”». Questo ci aiuta a capire che «lo Spirito Santo non opera l'unità della Chiesa dall'esterno; non si limita a comandare di essere unità. È Lui stesso il “vincolo di unità”, è lui che fa l'unità della Chiesa». E l'unità non si realizza a tavolino, «ma nella vita. Si realizza nella vita. Tutti vogliamo l'unità, tutti la desideriamo dal profondo del cuore; eppure essa è tanto difficile da ottenere che, anche all'interno del matrimonio e della famiglia, l'unione e la concordia sono tra le cose più difficili da raggiungere e più ancora da mantenere». Il motivo è che «ognuno vuole, sì, che si faccia l'unità, ma intorno al proprio punto di vista, senza pensare che l'altro, che gli altri, che chi gli sta davanti pensa esattamente la stessa cosa circa il “suo” “punto di vista. Per questa via, l'unità non fa che allontanarsi. L'unità di vita, l'unità di Pentecoste, secondo lo Spirito, si realizza quando ci si sforza di mettere al centro Dio, non sé stessi. Anche l'unità dei cristiani si costruisce così: non aspettando che gli altri ci raggiungano là dove noi siamo, ma muovendoci insieme verso Cristo».





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