Istruzione

I ragazzi chiedono di studiare educazione alla pace e contro il genocidio in Palestina. La richiesta della Rete degli Studenti Medi – Orizzonte Scuola Notizie


Gli studenti veneti alzano la voce per la pace. Da tempo mobilitati a sostegno della Palestina, i rappresentanti degli studenti medi del Veneto hanno lanciato una mozione indirizzata a tutti i Consigli d'Istituto della regione.

L'obiettivo è portare il tema del conflitto israelo-palestinese e, più in generale, la questione della crescente conflittualità globale, al centro del dibattito scolastico.

“In un tempo di crisi come questo, è fondamentale che le scuole forniscano un'educazione alla pace”afferma Viola Carollo della Rete degli Studenti Medi del Veneto. La mozione chiede innanzitutto il riconoscimento del “massacro dei civili palestinesi” vieni genocidio. Inoltre, invita le scuole a verificare e interrompere eventuali collaborazioni con aziende o enti privati ​​coinvolti nell'industria bellica, anche nell'ambito dei progetti di alternanza scuola-lavoro.

La proposta centrale della movimento è l'introduzione di lezioni di educazione alla pace e alla risoluzione nonviolenta dei conflitti nel curriculum scolastico, in collaborazione con associazioni esperte in questi temi. Gli studenti sottolineano l'urgenza di un approccio “decolonializzato” all'educazione, che mette in discussione le narrative dominanti e promuove una visione critica dei conflitti.

“Sono attualmente in atto 56 conflitti, il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale”ricorda Carollo, evidenziando il contrasto tra la negazione del diritto all'istruzione nelle zone di guerra e la mancanza di educazione alla pace nelle scuole italiane. “Vogliamo che i nostri istituti diventino un esempio, un luogo dove non si chiudono gli occhi di fronte alle tragedie del nostro tempo”aggiunge Giovanni Crivellaro, rappresentante d'istituto del Liceo Fermi di Padova.

La movimento, disponibile sui canali social della Rete degli Studenti Medi, può essere presentata da qualsiasi rappresentante d'istituto o studente. Si tratta di un primo passo, ma di un segnale forte: la scuola non può rimanere indifferente di fronte alle ingiustizie e alle violazioni dei diritti umani, ma deve impegnarsi attivamente per la costruzione di un futuro di pace.



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