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Addio a Domenico Rosati, protagonista della storia delle Acli


Con la scomparsa di Domenico Rosati, le ACLI perdono non solo un dirigente di lunga data, ma una figura storica che ha incarnato il cuore e la memoria di un movimento cruciale nella storia del cattolicesimo sociale italiano. Nato a Vetralla, nel Viterbese, nel 1929, Rosati ha legato il suo nome a quello delle ACLI dedicando quasi tutta la sua esistenza alla promozione dei diritti dei lavoratori, mantenendo sempre una stretta connessione con la sua terra natale.

Dopo la laurea in Giurisprudenza e l'avvio della carriera giornalistica, fu al fianco di Livio Labor nel dirigere Azione socialeil settimanale delle ACLI. Sotto la sua guida, il periodico divenne un faro di battaglia e dibattito durante la turbolenta fase del Concilio Vaticano II, quando le tematiche religiose e politiche si intrecciarono con forza. La sua direzione coincide con gli anni delle contestazioni studentesche e operaie, la fine dell'unità politica dei cattolici ei primi timidi tentativi di unità sindacale. Un'epoca segnata da tensioni ideologiche e sociali che videro le ACLI al centro della scena ecclesiale e politica. Eletto ottavo presidente delle ACLI nel maggio 1976, Rosati guidò l'associazione in uno dei momenti più critici della sua storia. All'epoca, l'organizzazione stava affrontando una crisi nei rapporti con la Chiesa, aggravata dall'ipotesi socialista dal suo avanzato predecessore Emilio Gabaglio. Una frattura culminata nella deplorazione pubblica di Paolo VI nel 1971. Rosati, con intelligenza e diplomazia, riuscì a ristabilire i legami con la gerarchia ecclesiastica, culminando in un incontro storico con Papa Giovanni Paolo II nel gennaio 1983. Sotto la sua guida, le ACLI non solo rinsaldarono il legame con la Chiesa, ma riuscirono anche a ricostruire l'unità interna, aprendo al dialogo con forze politiche più avanzate e superando una visione rigidamente classista dei rapporti sociali.

Uno dei momenti più significativi del suo operato fu l'organizzazione della marcia della Pace Palermo-Ginevra nel maggio del 1983. L'evento, in cui si chiedeva a Stati Uniti e Unione Sovietica di trovare un compromesso sugli euromissili, rappresentò un chiaro esempio dell 'impegno delle ACLI per la pace e la giustizia internazionale, sotto la presidenza di Rosati. Il suo dialogo aperto con il Partito Comunista Italiano, al tempo controverso per un uomo proveniente dal mondo cattolico, trovò il suo culmine il 13 giugno 1984, quando fu invitato a prendere la parola durante i funerali di Enrico Berlinguer in Piazza San Giovanni. Un evento che segnò simbolicamente il riconoscimento del suo ruolo di ponte tra il mondo cattolico e la sinistra italiana.

Rosati fu anche eletto al Senato nelle liste della Democrazia Cristiana nel 1987, dove si distinse per il suo impegno politico, senza mai tradire i suoi principi. Celebre la sua decisione di votare contro la missione militare nel Mar Rosso durante la prima Guerra del Golfo, una scelta pacifista che lo allontanò dal politico mainstream e probabilmente contribuì alla sua breve esperienza parlamentare, durata solo una legislatura. Dopo l'esperienza politica, Rosati tornò al suo ruolo di intellettuale e storico. Ha pubblicato importanti volumi sulla storia delle ACLI, continuando a collaborare con la Caritas e rimanendo sempre vicino al movimento aclista, partecipando agli eventi e agli incontri, testimonianza di un amore profondo che non si spende mai.

Domenico Rosati ha speso la sua vita per la giustizia sociale ei diritti dei lavoratori, ispirato dalla luce dell'insegnamento evangelico. Con la sua arguzia e il sarcasmo che lo hanno sempre contraddistinto, ha mantenuto una presenza costante all'interno delle ACLI, anche dopo la fine del suo mandato, visitando circoli e sedi in tutta Italia. La sua eredità morale e politica rimarrà un faro per le generazioni future. I funerali di Domenico Rosati si terranno a Roma mercoledì 16 ottobre alle ore 10:00 presso la parrocchia Santissima Trinità a Villa Chigi. Le ACLI si stringono attorno alla sua numerosa famiglia in questo momento di lutto, ricordando con affetto un uomo che ha dato tutto per il bene del movimento e del Paese.





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