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«La disabilità riguarda tutta la famiglia, incontriamoci spesso per migliorare la situazione»


Hanno invitato a guardare alle loro storie «non con approccio pietistico ma con ammirazione, per creare una società più inclusiva e che dia diritti anche alle persone con disabilità» le sette testimonianze che, dalla piazza inferiore della Basilica di San Francesco, hanno segnato l'apertura ad Assisi del primo “G7 Inclusione e Disabilità”lunedì 14 ottobre.

Tra di essere anche quella della famiglia dell'attore e scrittore Guido Marangoni, padre di Marta, Francesca e Anna, quest'ultima affetta dalla sindrome di Down.



«La disabilità – ha detto nel suo discorso – quando arriva è tutta la famiglia che se ne deve occupare». Anche per questo Guido ha portato sul palco la sua famiglia: «Sono sposato con Daniela e genitore di Marta, che sta svolgendo il servizio civile con il Cuamm Medici con l'Africa in Etiopia, di Francesca e della piccola Anna, anzi grande perché ormai ha 10 anni. La disabilità non viene scelta, ma accade. Normalmente è una brutta notizia, ma chi si nasconde, la persona che si nasconde dietro è sempre una buona notizia. Qui sul palco vedete una disabilità esplicita che forse riconoscete dagli occhi a mandorla, ma ci sono tante altre disabilità che non vediamo e che possiamo scoprire reciprocamente in un solo modo: incontrandoci. La disabilità, oltre a tante fatiche, ha la particolarità di nascondere le persone e di nasconderci come persone e quando arriva in una famiglia coinvolge tutta la famiglia». Per questo Guido Marangoni ha ceduto la parola a Francesca, sorella di Anna che da sorella maggiore ha esordito così: «Vorrei condividere con tutti la bellezza nel vedere i coetanei di mia sorella Anna salutarla per strada, aiutarla quando non capisce qualcosaaspettarla se ha bisogno di più tempo. Si perché per quanto queste azioni sono molto semplici purtroppo non sono scontate».

«Eppure noi in quanto adulti, dobbiamo favorire l'incontro, che sia a scuola, durante lo sport, nel gioco, o anche solo in un saluto. E vi prego, non scappate se i vostri figli, i vostri nipoti, hanno domande e dubbi sul perché un loro compagno non riesce a camminare, a leggere oa mangiare come loro. Date loro gli strumenti per capire il perché e loro, con la fantasia che li contraddistingue, troveranno nuove e affascinanti vie per includere e per stare tutti assieme.

Cari ministri di tutto il mondo, questo è ciò che ognuno di noi può fare nel nostro quotidiano, ma se posso prendermi la libertà di avanzare richieste a voi nello specifico, vi chiedo delle scuole a misure di tutti. Vi chiedo che l'inclusione vada oltre l'accessibilità fisica data da rampe e ascensori, perché per esempio io non vorrei mai vedere Anna esclusa da una gita scolastica o da qualsiasi attività. Non ne avrebbe colpa lei e non ne avrebbero colpa i compagni».

Francesca conclude chiedendo anche un passo oltre. Per la sorella Anna e per tutte le persone con disabilità «Vorrei un'accessibilità che non si ferma mai, ma continua nella vita adulta, con più opportunità lavorative e progetti di autonomia, sogno che Anna possa realizzarsi in un lavoro che le piaccia e in questo modo, contribuire in una società che la accoglie. E in fondo è quello che desideriamo tutti e che desidero anche per me stessa».



Sul palco di Assisi, a pochi metri dalla Basilica di San Francesco, Guido Marangoni chiudendo il suo intervento con un ringraziamento: «Grazie per questo G7 e per questo impegno esplicito nel trovare tempo e risorse per discutere e condividere ai vertici e insieme temi così importanti. Replico anche in questa sede un gioco che faccio sempre con i ragazzi nelle scuole per capire quanto parole come disabilità e inclusione appartengano ad ognuno di noi anche se spesso sono viste come “parole che riguardano gli altri”. Pensiamo il contrario di “inclusione”: è esclusione. Ora facciamo il gioco: vi invito a pensare per un istante ad un momento della vostra vita dove gli esclusi siete stati voi.

L'inclusione è esattamente il contrario di quella esclusione che abbiamo appena ricordato e che abita nel nostro profondo. È una non esclusione che riguarda ognuno di noi molto da vicino. Non c'è un buono che deve soccorrere chi è in difficoltà. C'è un modo di vivere e condividere che ci suggerisce il nostro fare: dal chiedere al vicino di casa come sta e se ha bisogno di aiuto al redigere e firmare importanti documenti o decreti che influenzeranno la vita di milioni di persone. C'è da lavorare sul “Dopo di noi, ma ancor di più sul “Durante noi” che può iniziare dalla semplificazione amministrativa, dalla scuola, dal lavoro per i nostri figli e risorse per affrontare, come cargiver familiari, le fatiche e le difficoltà che arrivano “di serie” nel pacchetto disabilità. E non sono mai un “opzionale”. C'è solo un modo per affrontare tutto questo: incontrandoci.

Le istituzioni si incontrano con le associazioni e ognuno di noi metta tutta la fantasia e creatività per incontrare gli altri, tutti gli altri per scacciare insieme la paura, ea volte la realtà, di rimanere soli. Se possibile proviamo a farlo con il sorriso e con leggerezza ricordando che “Siamo fatti di-versi, perché siamo poesia”», conclude Guido Marangoni.

Il video dell'intervento di Guido Marangoni al G7





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