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Appello alla cittadinanza per i giovani migranti



È in aumento l'odio nei confronti degli stranieri. Alimentato soprattutto dai social e dalle fake news sta facendo pericolosamente innalzare, in Italia, il tasso di razzismo e le condotte discriminatorie. Lo denuncia il Rapporto sui migranti 2024 pubblicato da Caritas-Migrantes. «Studi recenti», si legge nel dossier, «suggeriscono che l'aumento degli arrivi di migranti e rifugiati è fra i principali fattori scatenanti dell'incitamento all'odio. Per giunta, l'esposizione dei giovani di origine straniera ai contenuti online risulta più accentuata rispetto a quella dei coetanei di origine italiana: fra le cause, l'uso massiccio del cellulare, spazi abitativi più ristretti e il molto tempo trascorso su internet, anche in mancanza di alternative, con l'aggravio del rischio di isolamento, di alienazione e l'accresciuta debolezza a diverse forme di violenza». E così, se non delinquono in maniera superiore agli italiani, gli stranieri sono, invece, in misura maggiore vittime di reato. Inoltre il 49,5 per cento dei giovani stranieri dichiara di aver subìto almeno un episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi nell'ultimo mese, contro il 42,4% dei coetanei italiani. Se si restringe il campo alle sole donne, una su due ha subito violenza di genere.

Il Rapporto, arrivato alla XXXIII edizione, e dal titolo “Popoli in cammino”, sfata, dati alla mano, i pregiudizi sui migranti. Spiega che sono in fuga dai loro Paesi 281 milioni di persone (erano 84 milioni nel 1970). Di questi 5 milioni e 308 mila unità (9 per cento della popolazione) sono in Italia. Giovani, in prevalenza maschi, cristiani nel 53 per cento dei casi (i musulmani arrivano al 29,8) scelgono più volentieri il Nord (58,6 per cento) e il Centro (24,5) mentre appena l'11,9 risiede al Sud o nelle isole. Giungono prevalentemente dal Marocco, dall'Albania e dall'Ucraina, anche se, nell'ultimo anno, si sta assistendo a un rientro degli sfollati nel Paese invaso dalla Russia ea un aumento degli arrivi dal Perù.

Lavorano, anche se sono pagati meno degli italiani e vanno incontro a incidenti in misura superiore. Scarsa attenzione è riservata all'integrazione dei minori ea scuola si bollano come «disturbi dell'apprendimento» le normali difficoltà di inserimento in un contesto linguistico e culturale diverso dal proprio.

Ce la mettono tutta, però, per integrarsi, soprattutto nel mondo del lavoro. Il tasso di occupazione dei giovani migranti supera del 10 per cento quello dei coetanei italiani. I quali, invece, un lavoro spesso non lo cercano. Dei neet, cioè di coloro che non studiano e non vogliono un'occupazione, infatti l'85,1 è costituito da italiani, il 2,9 da giovani comunitari e il 12 per cento da ragazzi extracomunitari.

Anche per il contributo che danno al nostro Paese il Rapporto rilancia l'appello a modificare la legge sulla cittadinanza. Legge che «è ferma al 1992 e non risponde più alle esigenze del nostro tempo. La società italiana si sta dimostrando più avanti rispetto alle politiche istituzionali. Le competizioni sportive come i campionati europei di calcio in Germania e le recenti olimpiadi e paralimpiadi di Parigi, hanno messo in luce il talento di tanti atleti italiani con un background migratorio. Questi giovani rappresentano una parte significativa del futuro del nostro Paese ma norme rigide rischiano di frenarne potenziale e aspirazioni. Le istanze che arrivano da società non sono più rinviabili. L'immigrazione», concludono gli organismi della Cei, «non è una emergenza ma esistono problemi che rischiano di diventare emergenze».





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