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Il sorriso di Bianca Balti è un inno alla speranza



di Catena Fiorello

Seguo Bianca Balti sui Social da qualche anno perché mi è sempre piaciuta la sua schiettezza, il modo aperto e coinvolgente di pubblicare i suoi scatti, realizzati fra l'Italia e il resto del mondo. Da top model quale è, le capita spesso di trovarsi in posti meravigliosi, dove molti di noi andrebbero volentieri, anche solo per pochi giorni. In fondo, la realtà virtuale non rappresenta altro che una grande condivisione, a volte interessante, altre meno, di alcuni momenti della propria vita.

Eppure, sono le ultime foto che ha pubblicato Bianca, dove parla della sua malattia, ad avermela fatta conoscere meglio. E lo scenario non era di certo una spiaggia alle Maldive, o la natura meravigliosa durante un safari in Africa. Lo sfondo che la vedeva protagonista era la stanza di un ospedale, dove era stata ricoperta per l'asportazione di un tumore ovarico al terzo stadio. Già tempo prima, nel 2022, aveva ricevuto una diagnosi di mutazione genetica BRCA1, che indicava un'esposizione elevata al rischio (o probabilità) di tumore al seno e alle ovaie. Ragion per cui, sperando di ridurre notevolmente quell'eventualità, l'8 dicembre dello stesso anno si era sottoposto a un intervento chirurgico di mastectomia bilaterale in un ospedale di Los Angeles. Un anno dopo sapete cosa è successo.

Il fatto che si sia esposto personalmente, accettando anche critiche da parte di chi la segue (e pensa di avere sempre la verità in tasca), a mio avviso ha molti aspetti positivi, fra i quali sottolineare quanto la prevenzione sia importante. Anche se non tutti i casi di tumore sono guaribili al 100% – ha sottolineato per non creare illusioni -, risulta quanto mai indispensabile insistere sulla necessità di aiutare la ricerca, affinché sempre più patologie trovino una risposta adeguata. Le foto pubblicate qualche giorno fa sull'account Instagram di Bianca mi hanno riportato indietro nel tempo, a quando, in una stanza del settimo piano del Policlinico Agostino Gemelli – Reparto di senologia e cura dei rumori al seno, diretto dal Professor Riccardo Masetti -, c'ero anche io, in attesa di essere operata. Era il maggio del 2018. L'intervento fu uno spartiacque per la mia vita. In quelle ore che mi sembravano interminabili, aspettando che gli infermieri venissero a prelevarmi per portarmi in sala operatoria, mi passarono nella testa mille pensieri, recitai le mie preghiere, perché anche affidarsi a qualcosa di superiore aiuta l'anima.

Osservando la Balti in questi giorni, non ho visto più il personaggio, ma la persona nella sua fragile e magnifica forma umana alla ricerca di confortobeneficio che cerca di offrire anche a chi come lei attraversa un momento duro. E forse, visto che da top model e donna realizzata economicamente parla sì da una posizione fortunata (è una delle critiche che le sono state mosse), sarebbe il caso di approfondire la questione. Non possiamo chiudere gli occhi davanti a lamentele giuste e sacrosante, perché bisogna ammettere che non tutti possono permettersi le stesse procedure sanitarie. E comprendo il punto di vista di chi urla questa verità. È sotto gli occhi di tutti il ​​tortuoso iter che ci si ritrova ad affrontare quando si decide di accedere a visite di controllo standard, telefonando a centri di prenotazione che ti danno appuntamento anche a due anni di distanza, confermando il fatto che gli esami diagnostici chiamati salvavita non sono accessibili ai più.

E allora, invece di criticare Bianca e chi come lei testimonia un percorso doloroso, seppure da una posizione privilegiata, (ma siamo in tanti ad apprezzarne il sincero intento di contribuire alla causa), valorizziamone la modalità di dialogo pubblico, perché esso permette di puntare un faro sull'importanza della prevenzione in qualunque condizione economica. Possano essere queste testimonianze veicoli di cambiamento per accedere con più facilità agli esami necessari, spingendo coloro che amministrano la Sanità pubblica italiana a rendere conto di quanto la salute non sia un beneficio a vantaggio di pochi, ma diritto un sacrosanto di tutti. E se Bianca ci saluta sorridendo da una foto, tradurre quell'immagine come un inno alla speranza. Ma per far sì che quest'ultima si trasformi in qualcosa di più concreto, dalle promesse bisogna passare ai fatti. Solo così le parole di chi ci invita a proteggere il nostro corpo non cadano nel vuoto e si disperdano in mare di bla bla bla inutili. Un appello anche il mio a che i tanti invitati non restino soltanto un bel post sui Social e niente altro.

Foto IPA





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