Economia Finanza

L'ultima follia woke: il vademecum inclusivo per le piante razziste




La presunta natura razzista delle piante non è una novità. Da diversi anni ormai va avanti il ​​dibattito sulla presunta nomenclatura scientifica offensiva. Recentemente, gli esperti che hanno partecipato al Congresso Botanico Internazionale hanno deciso di cambiare nome a più di 200 tra piante e animali. Un esempio? Addio alla parola “caffra”, termine ritenuto offensivo verso le persone di colore. Ma non è tutto. L'Università del Michigan ha fatto un salto di qualità in termini svegliato, adottando un vademecum iper-inclusivo per gli orti botanici e l'arboreto.

Come riportato dal New York Timesi dirigenti dell'ateneo a stelle e strisce hanno puntato il dito contro i nomi latini di certe piante, considerati profondamente razzisti. Le linee guida mettono in guardia dall'uso della tradizionale combinazione di un termine inglese e di un termine latino sulle targhe accanto alle sue piante. Tra le varie preoccupazioni, quella che potrebbe cancellare “altre forme di conoscenza”.

“Quando gli orti botanici e gli arboreti espongono taxa latini, 'nome comune' inglese e forse una breve descrizione scientifica, quali altri modi di sapere non solo mancano, ma vengono attivamente cancellati?”, si legge nel vademecum, con un riferimento a un articolo accademico che accusa la botanica di essere profondamente intrecciata con il colonialismo, il razzismo e l'imperialismo. Il bignamino sveglia dell'Università del Michigan promette che l'arboreto utilizzerà le sue collezioni “non solo per rispondere alle complessità del nostro mutevole panorama socio-culturale, ma anche per guidare le istituzioni culturali verso futuri più autocritici, giusti ed equi”.

Già nota per la sua linea ultra-woke – dal 2016 ad oggi ha speso oltre 250 milioni di dollari nelle politiche DEI (diversità, uguaglianza e inclusione) – l'Università del Michigan ha intrapreso dieci anni fa un percorso per rimodellare l'istruzione superiore americana,

raddoppiando gli sforzi per l'inclusione esasperata quando gli altri campus hanno deciso di fare un passo indietro. Secondo un'analisi del professor Mark J. Perry, il numero di dipendenti del comparto DEI ha raggiunto quota 241.



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