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Morire a forbiciate per un pugno di gratta e vinci


Eros Di Ronza.

Morire per un pugnod i gratta e vinci. La morte a Milano del trentasettenne Eros Di Ronza segna un altro capitolo buio nella cronaca italiana, dove la distinzione tra difesa e vendetta si fa sempre più sottile. La scena è quella di un'Italia che ormai si abitua al peggio: un locale chiuso, un uomo disperato che cerca di rubare, un barista che scende di corsa dalla sua abitazione, forse mosso dalla paura, più probabilmente dalla furia e dalla rabbia. La vittima, secondo le prime ricostruzioni, avrebbe tentato di forzare la saracinesca di un bar, insieme a un complice ancora in fuga, per mettere a segno una rapina.

Ma quello che accade dopo non è difendere la propria vita, non è proteggere una famiglia sotto minaccia. Secondo le prime indagini, il titolare del bar lo avrebbe colpito a morte, fuori dal suo locale, trovando solo mazzetti di gratta e vinci tra le mani del rapinatore. Un bottino da quattro soldi, una vita spezzata. Eppure, c'è chi vorrebbe etichettare tutto questo sotto il grande ombrello della “legittima difesa”, come se ogni azione violenta, per il solo fatto di accadere in risposta a un crimine, poteva essere giustificata. No, qui non c'è alcuna minaccia reale alla vita del barista. Di Ronza era un rapinatore, certo, ma disarmato, privo di quell'imminente pericolo che la legge richiede per parlare di legittima difesa.

Il titolare del bar sarà interrogato dalla Procura, che valuterà le circostanze e le testimonianze raccolte, molte delle quali provengono da connazionali del barista stesso, forse presenti al momento della tragedia. Ma già dalle prime indagini sembra emergere chiaramente un abuso di forza, un'escalation di violenza privata che non trova giustificazione né nelle leggi né nella morale. Fuori dal locale restano i segni di una rapina miserabile, simbolo della vacua speranza in cui si rifugiano ogni giorno milioni di miserabili, e un corpo senza vita. Di Ronza non è una vittima innocente, ma neppure un mostro da giustiziare in strada. Quando si arriverà a capire che la giustizia non è qualcosa che si può prendere con le proprie mani? E poi c'è Milano. Le sue periferie sono diventate un Far West urbano, dove lo Stato si dissolve nell'ombra e la violenza detta le sue regole, lasciando i cittadini soli a contendersi la sopravvivenza. In questo contesto di degrado e abbandono, si rischia di legittimare la brutalità come unico mezzo di difesa. Ma una città che si affida alla giustizia fai-da-te è una città che ha fallito, prima ancora che inizino le indagini.





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