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Lotito apre le porte di Formello: “Baroni ha fame e parla il nostro linguaggio”


Il numero uno della Lazio celebra i suoi vent'anni alla guida del club raccontandosi davanti alle telecamere di Dazn, parlando di tutti: da Sarri a Tudor, da Immobile a Klose, da Inzaghi a Bielsa

Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha aperto per la prima volta le porte del centro sportivo di Formello, raccontando i suoi vent'anni di gestione del club davanti alle telecamere di Dazn, proprio in vista di Juventus-Lazio di domani, trasmessa proprio da Dazn. Parlando delle dimissioni di Sarri e del passaggio a Tudor, ha spiegato: “Con Sarri aveva un buon rapporto. Fra di noi si era creata un'alchimia basata sul rispetto reciproco. Dopo una partita all'Olimpico, in cui la squadra non aveva fatto bene, sono andato da lui. Gli ho fatto notare che il gruppo sembrava aver perso l'orgoglio di combattere. Mi ha dato ragione, e insieme abbiamo deciso di mandare la squadra in ritiro a Formello. Alcuni giocatori non hanno preso bene la decisione,. forse perché non si sentivano più coinvolti Il ritiro, però, ci ha mostrato che il problema era più profondo: c'era un contrasto interno, soprattutto con i giocatori più esperti Sarri ha capito che non riuscivano più a governare lo spogliatoio e ha deciso di dimettersi. Successivamente, con l'arrivo di Tudor, la squadra ha reagito, ritrovando un po' di orgoglio. Ora abbiamo un allenatore (Marco Baroni) che parla il nostro linguaggio, che ha fama e vuole dimostrare il suo valore”.

Ciro e KLOSE

Lotito ha poi parlato di Immobile e Klose (“ho trattato Ciro come un figlio, ma il merito dei suoi successi è interamente suo. Klose, è un grande campione che mi è rimasto scolpito nella memoria”), toccando anche il tema dell'esonero di De Rossi dalla Roma: “Sicuramente era legato alla storia della Roma, proprio come Totti, e viveva il suo rapporto con la squadra del cuore in modo viscerale. C'era un'identità, una simbiosi continua tra lui e il club. Non conosco i dettagli dei suoi rapporti con la proprietà o lo spogliatoio; quindi, non posso esprimere giudizi su questo. Posso solo dire che era una persona profondamente legata ai colori della squadra che si allenava”.



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