Il carrista israeliano eroe dello Yom Kippur
Nell'ottobre del 1973 una coalizione di Paesi arabi guidata dall'Egitto e della Siria deciso di approfittare dello Yom Kippuril”giorno dell'espiazione”, considerata la festività ebraica più sacra tra tutte le festività del popolo ebraico, per invadere il territorio israeliano da due direttive: attraverso la penisola del Sinai a sud, attraverso le alture del Golan o nord.
Al tempo il giovane Stato di Israele, proclamato nel 1948aveva già preso parte a tre grandi conflitti – il primo mosso proprio dalle forze di Egitto, Siria, Libano, Iraq e Giordania nel preciso momento in cui le truppe britanniche si ritirano dal territorio – e ne era sempre uscito vincitore. Le stesse alture del Golan erano state conquistate dagli israeliani durante la Guerra dei Sei giorni del 1967 per il loro importante valore strategico. Ma non aveva mai affrontato un conflitto sferrato da una forza così consistente in un momento completamente inaspettato.
Così, quando alle 14:00 del 6 ottobre le forze siriane attraversarono i confini sferrando il loro assalto a Israele forti di 1500 carri armati e altrittanti pezzi d'armata, a difendere il settore dal lato israeliano era la 188ª Brigata corazzata israeliana, nota come anche come la Brigata Barak, composta da circa 60 carri armati di produzione britannica Centurion e di produzione statunitense Sherman, rafforzata dalla 7ª Brigata corazzata per un totale di circa 170 serbatoio. Supportati da un numero analogo di pezzi di fanteria ben trincerati in posizioni difensive sapientemente dislocate.
Fu durante la famosa battaglia che ne verra – e si concluderà con la vittoria di Tashall'Esercito di Israele che comunemente chiamiamo IDF – che un giovane tenente nato in uno dei primi kibbutz fondati dai sopravvissuti della Shoah, Zvika Greengoldsi troverà a fare fronte a forze sovrachianti con una sola coppia di carri armati Centurione Mk.V Scho't appena riparati dai meccanici. Lanciandosi in battaglia dopo aver fatto l'autostop per raggiungere la zona operazioni. Non essendo assegnata a nessuna unità perché impegnato a seguire un corso di addestramento per ufficiali.
La Brigata Zvika contro l'Esercito siriano
Dopo aver riunito quel piccolo drappello di volontari, a Zvika venne ordinata di seguire la Tapline Road fino alla linea del fronte dove ingaggiò immediatamente una colonna di serbatoio appartenente alla 51ª Brigata Indipendente dell'Esercito Siriano. Composto in maggioranza dal carro armato di fabbricazione sovietica del tipo T-55, ma anche i carri armati moderni T-62. Estremamente temuti dai tank israeliani più antiquati.
Sfruttando il vantaggio tattico del terreno che gli israeliani conoscevano bene, l'equipaggio del tenente Zvika, che all'epoca aveva appena 21 anni, e l'equipaggio gregario che decise di seguirlo in quella “impresa disperata“, riuscirono a distruggere un racconto numero di carri armati nemici che arrivarono al punto di costringere i siriani a manovre evasive e di ritirata. Al punto di convincerli d'essersi imbattuti in una forza di difesa ben più elevata di quella che avevano veramente di fronte.
Greengold combatté a volte da solo, a volte in collaborazione con altri carri armati. Non è chiaro infatti se la formazioni di carri comandata fosse di due o quattro carri armati. Ciò nonostante è ben certo che il giovane ufficiale mostrerà un'abilità straordinaria nel muoversi a tra i tank avversari e lasciando mettere un segno al suo cannoniere colpi preziosi. Pare che solo il tank di Zvika, almeno nel primo scontro, riuscì a colpire e mettere fuori combattimento almeno 10 carri armati avversari.
Una battaglia al limite delle probabilità di sopravvivenza
Secondo ciò che è stato raccontato, pare che Zvika abbia scelto di comunicare con il suo gregario e gli altri tank riferendosi a se come “Brigata Zvika” per dare l'illusione a chiunque fosse in ascolto che si trattava di un'unità composta da molti carri: non da soli due o quattro Centurion. Puntando tutto sull'effetto dell'illusione e sulle tattiche di movimento che fecero la vera differenza.
Anche terminare le proprietà, i tank avrebbero proseguito nelle manovre. E ammonito su questo punto non trascurabile, Greengold avrebbe risposto che il tank poteva anche essere rimasto a corto di munizioneio sono quello certo”i siriani non potevano saperlo“. Avrebbero comunque visto un carro che continua ad ingaggiarli. Dopo aver perduto il carro gregario, Zvika continuò a combattere mentre i suoi carri armati venivano messi fuori combattimento, finché non sopraggiunse nello stesso settore di scontro una colonna corazzata israeliana guidata dal tenente colonnello Uzi Mor.
Il combattimento tra carri armati che si consumò in quel primo giorno non ebbe esclusioni di colpi. L'intera unità di Mor venne distrutta dai tank siriani, Mor gravemente ferito, e lo stesso Zvika raccontò in seguito di aver cambiato tank”una mezza dozzina di volte“durante quelle ore di combattimento senza sosta.
Sebbene alcune fonti attribuiscano a Zvika la distruzione – esagerata – di “40 o 60 carri armati nemici”, nel corso di quel feroce combattimento durato quasi 30 ore è verosimile l'accreditamento della distruzione di almeno 20 carri armati avversari. Per tale impresa, per l'abnegazione e per l'evidente coraggio dimostrato, il tenente Zvika Greengold venne insignito dell'Itur Hagvuraעיטור הגבורה, la più alta onorificenza conferita delle Forze di Difesa Israeliane. Nella battaglia del Kippur ne vennero conferite solo 8.
Sopravvissuto a quella straordinaria battaglia tra mezzi corazzati, si congedò nel 1974 con il grado di capitano. Oggi ha 72 anni. È sindaco di Ofaquim. Sottodistretto di Beersheva. Teatro di un'altra grande battaglia leggendaria.