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Lagioia: “L’impegno civile non è un dovere degli scrittori” – Libri – Altre Proposte – Ansa.it


L'impegno civile che “non è un dovere degli scrittori”, il mercato editoriale che è “libero e virtuoso” rispetto ad altri ambiti e la civiltà letteraria ed editoriale “di gran lunga più sviluppata rispetto alle istituzioni che dovrebbero sostenerla”. Ne ha parlato Nicola Lagioia, protagonista di un affollatissimo incontro al Pen Berlin, dedicato a Italia, Europa, alla Buchmesse di Francoforte con l'Italia Ospite d'Onore.
“Non è compito degli scrittori intervenire nella vita pubblica. Io lo faccio spesso perché ho questa propensione ma non rientra nel mio dovere di scrittore. Il compito di uno scrittore è scrivere buoni libri. Kafka non era uno scrittore civile, Proust non lo era. I racconti di Kafka e la Recherche hanno una tale forza che poi la sviluppano lo stesso L'occhio interno di Kafka è più importante del suo intervento civile”, ha detto lo scrittore Premio Strega, ex direttore del Salone del Libro di Torino che è. intervenuto anche ad altri incontri anche di Italia Ospite d'Onore, alla vigilia della chiusura, domani, della Fiera del Libro di Francoforte.
“Non è che gli scrittori si devono trasformare in qualcos'altro. Neanche il fatto di invocare i giovani a leggere li riguarda. Se spostiamo sugli scrittori anche il fatto di fare promozione della lettura gli stiamo dando un ruolo che non è loro. A volte si fa politica soltanto scrivendo libri non politici ea volte si fa promozione della lettura scrivendo libri difficili. Altrimenti gli scrittori vengono trasformati in associazioni per la divulgazione”, ha sottolineato.
Lagioia ha anche spiegato che noi “abbiamo una civiltà non soltanto letteraria, ma anche editoriale, di gran lunga più sviluppata rispetto alle istituzioni che dovrebbero provare a sostenerla. Di solito si cercano di fare due cose in Italia: o c'è la pretesa di orientare la cultura, come il governo attuale, che è un'impresa fallimentare all'origine. Oppure quando cercano di sostenerla non conoscono come funziona il settore”.
Qualcosa “di buono qui, però, è successo – ha detto -. C'è stata una lettera molto dura da Aie e dalle altre associazioni di categoria in cui è stato denunciato che in due anni di governo sono stati sottratti al settore 100 milioni di euro E' stata una lettera di accusa importante e sono contento se sia arrivato a questa fiera con un messaggio chiaro rispetto alle associazioni di categoria. Altrimenti chi viene lasciato da solo a combattere sono gli scrittori, gli intellettuali che sono più fragili rispetto alle associazioni di categoria”.
Che cosa dobbiamo aspettarci da autori e autrici? Devono essere più attivi nel dialogo politico? “Se un autore si deve ridurre a spiegare a un ministro oa un sottosegretario come funziona un bando per la traduzione, è finita. Ci siamo trovati che non solo non sapevano cosa facevamo noi, ma nemmeno cosa facevano loro”, ha incalzato Lagioia.
L'editoria è libera e virtuosa rispetto ad altri ambiti in Italia “perché si mantiene sul mercato a differenza del cinema che se gli togli i finanziamenti è finito. Anche il teatro, la lirica e l'arte. Sono d'accordo che non ci deve essere una politica di tipo assistenziale, ma questo non vuol dire che lo Stato non possa intervenire per fare funzionare meglio ciò che funziona bene”, ha argomentato. E gli strumenti sono tanti: sgravi fiscali per le librerie, il congelato acquisto di libri per le biblioteche indipendenti, i buoni per l'acquisto di libri per i 18enni che poi potevano sceglierli liberamente. “Sono norme che sostengono un mercato che già funziona. Ma tu politico devi sapere che esistono e devi saperli applicare. Se questa cosa non la fai crei al settore un danno enorme come è successo all'Italia negli ultimi due anni”. Il timore di Lagioia? “Che iniziamo a spiegare a politici ignoranti come funzionano questi strumenti e finiamo per spiegargli come funzionano i libri che si leggono sfogliano da destra verso sinistra”.
“Conosco bene le case editrici e anche i ministeri. In Italia, in Spagna, in Germania ci sono molte case editrici che sono luoghi d'eccellenza, dove c'è una competenza sia tecnica che culturale e economica davvero virtuosa. Se certi ministri funzionassero come certe case editrici avremmo risolto Il problema”, ha sottolineato. Poi con tono scherzoso ha aggiunto: “la mia modesta proposta è questa: abbiamo un nuovo ministro della Cultura, venga a fare uno stage in casa editrice. Per molte cose ne avrà un vantaggio”. All'inaugurazione dello stand collettivo ha detto che il correttore di bozze è il traduttore? “È un buon inizio. Allora mi correggo, mi correggo”.

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