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I bambini ci insegnano che la Chiesa è la ‘la casa di tutti’



Una storia sospesa tra sogno e realtà. Una bambina coreana di sette anni che, in visita turistica a Roma con i suoi genitori, viene catturata più che dai monumenti dalle cose che ascolta e dalle persone che incontra. Io più invisibilecome i senza tetto che dormono sotto il colonnato di San Pietro. Il cortometraggio realizzato da Pier Giorgio Bellocchio e i Manetti Bros rende i bambini protagonisti di quel cambiamento del mondo che gli occhi smaliziati degli adulti non credevano più possibile. «Non dipende da te la salvezza del mondo»dice il padre a Mi-Rae, che vuol dare la sua mantellina impermeabile a una donna che dorme sotto la pioggia. Ma la bimba non ascolta e scappa, o forse sogna, in piena notte per andare a svegliare i poveri e portarli al sicuro dentro la basilica. Tra fantasia e concretezza il corto si sposta tra la lussuosa camera d'albergo dove la bambina guarda dalla finestra e la stessa piccola che, al ricordo dell'evangelico «bussate e vi sarà aperto» ascoltato durante la visita in basilica, bussa al grande portone di bronzo e fa entrare i senza tetto in quella che è «la casa di tutti», come recita anche il titolo dell'opera. Prendendo sul serio le parole di papa Francesco pronunciate durante la Giornata mondiale dei bambini diventano proprio loro a insegnare agli adulti la pace, i valori importanti, la possibilità – e il dovere – di fare quella piccola parte che può cambiare le cose. «Certo che, come dice il padre alla bambina, non possiamo salvare il mondo intero, ma è anche vero che dipende da te, da ciascuno di noi la salvezza di quel frammento, di mondo che ti si para davanti e che è il tuo mondo . E, se salvi quel frammento, tu salvi il mondo. Ma, per farlo, bisogna essere svegli, vigili e, al contempo puri», spiega alla presentazione del corto al Festival del Cinema di Roma, il cardinale Mauro Gambettiarciprete della Basilica di San Pietro «Una basilica che, come ci esorta papa Francesco, deve essere aperta a tutti». Anche Bernini l'ha progettato così, interviene lo storico dell'arte Costantino D'Orazio, «con quel colonnato che sono due braccia parte ad accogliere il mondo»

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Un lavoro in corsa, meno di due mesi per realizzarlo, «eppure è come se tutto si fosse allineato e anche le cose difficili, come chiudere la piazza per filmare, o girare dentro la basilica di San Pietro, cosa che non era mai stata fatta prima, siamo riusciti a rendere possibile Siamo partiti», dicono i Manenti, «proprio dal messaggio di Francesco: “Gli adulti hanno fallito, speriamo che i bambini possano poter vivere la vita”. Questa frase ci ha dato il via per questa storia perché la sfida interessante è che non raccontiamo i bambini come specie protette, ma come coloro che proteggono noi».

I bambini protagonisti, come cercano di fare padre Enzo Fortunato, ideatore con Aldo Cagnoli, della Giornata mondiale dei bambiniche, dice il francescano, «ci ispirano i sentimenti più belli e più veri, dalla gioia alla vergogna perché anche vergognarsi è importante e ci sprona ad andare verso il prossimo. Spero che questo corto susciti in chi lo vede questi sentimenti e che ci faccia guardare le cose con gli occhi dei bambni che chiedono, soprattutto, pace».





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