Istruzione

Allattamento a rischio: è il Dirigente Scolastico a valutare se la mansione della docente o collaboratrice scolastica può essere nociva alla salute – Orizzonte Scuola Notizie


Dopo il parto, molte lavoratrici possono affrontare rischi rilevanti per la loro salute e quella del bambino, specialmente se decise di allattare al seno. Questi rischi variano a seconda del settore lavorativo e delle specifiche mansioni svolte.

La normativa a tutela delle lavoratrici

Il decreto legislativo n.151 del 26 marzo 2001 ha formulato norme precise per garantire la sicurezza delle donne durante la gravidanza e l'allattamento. Il datore di lavoro, incluso il Dirigente Scolastico, è obbligato a predisporre una “Valutazione del rischio per donne gravide e puerpere”. Questa valutazione deve identificare eventuali rischi e definire le misure da adottare per proteggere la salute delle lavoratrici in gravidanza e dopo il parto.

Settori lavorativi a rischio

Alcuni settori lavorativi presentano rischi maggiori per le neomamme, in particolare per l'allattamento. Tra questi, si segnalano:

  • Settore industriale
  • Settore sanitario
  • Settore estetico e parrucchiere
  • Settore alberghiero e domestico
  • Settore della ristorazione e commercio alimentare
  • Settore agricolo
  • Settore scolastico

I rischi nel settore scolastico

Nel mondo della scuola, i rischi variano a seconda del ruolo:

  • Collaboratrici scolastiche: esposti a rischi fisici, come urti e cadute, ea rischi biologici o chimici, come il contatto con malattie infettive o con prodotti chimici per la pulizia.
  • Insegnanti: a rischio soprattutto per la presenza di alunni affetti da malattie infettive e per lo stress da lavoro correlato, in particolare in classi molto numerose.
  • Insegnanti di sostegno: oltre ai rischi comuni, affrontano sforzi fisici maggiori, dovuti all'assistenza di alunni con disabilità.

La procedura da seguire

Entro 30 giorni dal parto, la lavoratrice deve consegnare il certificato di nascita al Dirigente Scolastico. Il Dirigente, a sua volta, deve valutare se la mansione assegnata sia compatibile con l'allattamento o se rappresenti un rischio. Se necessario, si adottano misure per eliminare i pericoli, ad esempio assegnando la lavoratrice a mansioni meno rischiose.

La tutela dell'allattamento

Nel caso di esposizione a fattori di rischio fisico, la legge prevede una tutela per l'allattamento per un periodo di sette mesi dopo il parto. Durante questo periodo, la lavoratrice deve essere destinata a mansioni che non comportino rischi, come, per esempio, il lavoro in biblioteca per un'insegnante. Se non è possibile assegnare una mansione sicura, la lavoratrice ha diritto all'astensione dal lavoro fino al settimo mese con una retribuzione completa.

Astensione dal lavoro e retribuzione

Se la neomamma non può essere ricollocata in un'altra mansione, può richiedere l'astensione dal lavoro all'Ispettorato Territoriale del Lavoro, con una retribuzione al 100%. Questa tutela garantisce la protezione della salute della madre e del neonato durante il periodo di allattamento.



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