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Bon Iver – SABLE,


“È una ritirata e un reset.” Sul sito ufficiale dei Bon Iverla descrizione che accompagna l'uscita di questo EP è breve ed essenziale. Racconta della crisi di Justin Vernondel pensiero di abbandonare la musica per sempre, dell'ansia e della pressione sociale nata durante il lockdown. Come uscire da una crisi mistica se non affidandosi alla musica? “SABLE”, nasce proprio da questo stato d'animo, un “ritiro ed un reset”. Basta divagazioni elettroniche, lunghi outro e sperimentazioni sonore. Si torna all'essenziale, alla voce, chitarra e testi intrisi di malinconia.

Non è un album, ma un EP nel senso più stretto del termine. Tre canzoni, per un totale di 12 minuti, facili da ascoltare ma di difficile composizione, in pieno stile Bon Iver. Violini, sax, pedal steel e cori restano sullo sfondo, si nascondono, lasciando spazio alla voce e alla chitarra di Justin Vernon.

Pubblicato da Jagjaguwarquesto nuovo capitolo arriva dopo cinque anni di silenzio, come naturale seguito di “i,i”. Nel frattempo, io Bon Iver si sono dedicati a collaborazioni particolari, come il brano incluso nell'ultimo remix di Charli XCX o le collaborazioni con Aaron Dessner dei La Nazionale e Taylor Swift. In questo nuovo capitolo la spinta musicale pesca più da quest'ultimo esperimento, da suoni folk che diventano pop per necessità, sempre in un'atmosfera bianca e nera.

Giudicare un lavoro nato dall'urgenza creativa, senza ambizioni dimostrative, è complicato. IO Bon Iver sono da anni maestri dell'imprevedibilità, ogni album rompeva i confini del precedente sfociando in strade apparentemente lontane ma rese sapientemente accessibili. Questo ritorno, invece, è un lavoro di sottrazione. La produzione è sempre di altissimo livello e la performance vocale di Vernon riesce a toccare vette inimmaginabili. Il falsetto si alterna a note profonde, a volte isolate, altre con riverbero, altre volte invece trovano vigore nella progressione strumentale.

L'EP si apre con “…”, dodici secondi di un suono elettronico, preludio fuorviante rispetto ai successivi dodici minuti.

“SPEYSIDE” è il primo singolo estratto ed opening track di “Sable,”. La chitarra è riconoscibilissima sin dalle note prime, con un arpeggio prolungato in versi quasi infiniti che inseguono la voce di Justin Vernon. Ogni corda è stata registrata in modo da risuonare in un altoparlante separato creando un suono folk identitario che non scade mai nella banalità/ripetitività. Un tocco di violino di Rob Moose nel precoro aggiunge solennità, mentre la voce di Vernon esplora tutte le sfumature più intense. Sembra una canzone di “For Emma, ​​Forever Ago”, come se fossimo tornati nella cabina in Wisconsin dove Vernon si era isolato dal mondo per registrare l'album. IO Bon Iver avevano già presentato questo brano dal vivo, ma in versione studio appare ancora più cupo.

“THINGS BEHIND THINGS BEHIND THINGS” mantiene la stessa identità musicale. Pedal steel, violino e la voce di Vernon riempiono gli arpeggi di chitarra, in una canzone quasi priva di ritornello. Vernon affronta il suo blocco mentale e ammette: “Ho paura di cambiare / E quando arriva il momento di controllare e riorganizzare la merda / Ci sono cose dietro le cose dietro le cose.”

L'EP si chiude con “AWARDS SEASON”, il brano centrale dell'EP. Anche qui, tutto ruota intorno alla voce di Vernonche canta quasi a cappella, come un crooner. Un leggero synth sfocia in un malinconico assolo di sax, intervallando le due parti del brano. Mike Lewis suona sax, organo e pianoforte, mentre Fede Carter presta la sua voce come backing vocal. È il brano più interessante perché si discosta leggermente dalle due tracce precedenti, spogliandosi ancor di più e mostrando una sfumatura positiva ma sempre intensa: “Quello che era dolore ora è guadagno / Un nuovo sentiero viene tracciato / E tu sai cosa è grande / Niente resta Stesso.” Il dolore diventa il punto di partenza per una rinascita.

Tre semplici brani, tutto finisce in 12 minuti.

Anche nei video ufficiali che accompagnano i brani si riflette questa esigenza di essenzialità. Justin Vernon che canta disteso su un letto, alcune scene di nuvole o onde marine, Justin Vernon che suona la chitarra seduto su una sedia, un bacio appassionato di una coppia. Queste quattro scene si alternano in un loop continuo tutto in bianco e nero, perché i colori non servono, non c'è bisogno di altro. “Niente è realmente successo come pensavo.” La speranza si spegne, lasciando il posto a una dolceamara accettazione che, sussurrata da Vernonrisuona più intensa che mai.

Nel video di “AWARDS SEASON”, Vernon si alza dalla sedia e cammina verso una porta, l'unica fonte di luce. Quasi come se l'accettazione della malinconia espressa nelle sue parole fosse finalmente compiuta. Questo cammino verso la luce ha alimentato diverse teorie sul fatto che questo EP sia solo un preludio di un album completo. IO Bon Iver hanno sempre pubblicato album con titoli che includono una frase intervallata da una virgola: “For Emma, ​​Forever Ago”, “Bon Iver, Bon Iver”, “22, A Million”, “i,i”. In questo EP, “SABLE”, il titolo si conclude solo con la virgola (anche se, essendo un EP, penso sia la scelta più logica). Se si unisce questo dettaglio alla campagna di marketing e al modo in cui la canzone ed il video finiscono, è facile intuire perché nel web siano nate teorie cospirative. Ci saranno altre tre canzoni con colori e suoni diversi? O tutto si concluderà così?

Non ci sono conferme su un possibile seguito e forse è giusto così.
“SABLE,” sembra parte di un contesto più ampio, ha riacceso la necessità di dissetarsi dai sentimenti più crudi di Justin Vernon ma la sua forza è proprio questa leggera carezza che non sfocia in un abbraccio. Come se entrare più a fondo nel suo mondo fosse troppo rischioso. Una sensazione che sembra quasi dover essere tutelata, perché trasmettere emozioni in modo così essenziale è qualcosa di difficile che in pochi riescono a fare e Justin Vernon è sicuramente tra questi.

“SABLE”, non rappresenta un'evoluzione musicale come i quattro album precedenti; è vero che manca qualcosa per rendere questo lavoro pienamente compiuto, ma i tre brani, pur nella loro semplicità, non sono mai banali. IO Bon Iver riempiono il silenzio e ci accompagnano verso la stagione più fredda, proiettandoci in una cabina sperduta nel Wisconsin, un luogo dove siamo già stati in passato e dove, a volte, fa bene tornare.



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