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Il grido silenzioso contro la bestemmia: l’enciclica laica di Luciano Lincetto



Alle bestemmie ormai sembriamo quasi abituati e insensibili, quasi avvezzi al malcostume imperante. Quindi che la maggior parte delle persona che le pronuncia lo fa senza pensare all'Onnuipotente, quasi un'interiezione. Ricordo che tanti anni fa, ai tempi in cui un quotidiano presso cui lavoravo mi mandava spesso nel Nord Est, rimasi sconvolto nell'apprendere che il pool degli altri inviati dei grandi giornaloni, anche firme di prestigio, bestemmiava di continuo, con gusto, quasi per far dispiacere a Dio. Personalmente rimango sempre colpito da quelle dei ragazzini, davanti a scuola, in un campetto di calcio, di fronte a una discoteca, in un tram. E mi ricordo ancora lo sconcerto quando sentii pronunciare una bestemmia da una giovane mamma sulla trentina, moglie di una persona che conoscevavo. Eppure è un rumore di fondo che insozza il mondo, non solo per i credenti ma per tutti coloro che credono nel rispetto del religioso e del sensibile. L'enciclica “Sia Santificato il Tuo Nome” di Luciano Lincetto è un'opera che va controcorrente e che affronta un tema profondo e complesso: la bestemmia e il silenzio (complice, si dovrebbe spesso aggiungere) che la circonda. Pubblicata dall'Associazione Editoriale Promozione Cattolica, questa riflessione è un invito a prendere coscienza di un fenomeno spesso trascurato, ma presente in maniera diffusa nella società contemporanea. Lincetto, con toni decisi e appassionati, esprime il suo dolore e la sua amarezza di fronte all'uso blasfemo del nome di Dio, denunciando l'indifferenza generale che avvolge questo tema.

«Mi addolora moltissimo sentire bestemmiare e credo di non essere l'unico. È un dolore costante, che deriva da un silenzio generalizzato che a mio parere diventa colluso». Con queste parole, l'autore introduce il cuore della sua opera, motivando la decisione di scrivere un'enciclica laica contro la bestemmia. Per Lincetto, il problema non è solo l'atto in sé, ma anche il contesto culturale che lo consente e lo tollera, evidenziando la mancanza di reazioni adeguate da parte della società e delle istituzioni.

L'autore si interroga su come la bestemmia sia diventato un comportamento così comune e accettato, anche da coloro che si professano credenti. «Attualmente, in Italia, le persone che bestemmiano sono aumentate e si sono unite a questa mala abitudine anche le donne ei giovani». Con parole dure, Lincetto denuncia l'estensione di questo fenomeno, non solo tra gli uomini, ma anche tra le categorie che storicamente ne erano meno coinvolte.

Un altro punto cardine dell'enciclica è il potere delle parole. «Ciò che qualifica la persona è la parola: è la nostra tipica caratteristica. Essa crea significato e profondità». L'autore pone l'accento su come il linguaggio sia uno strumento fondamentale per la costruzione della nostra umanità e come la bestemmia rappresenta una degenerazione di questo dono. Secondo Lincetto, il linguaggio volgare e blasfemo non è solo una questione di maleducazione, ma un segno di una crisi più profonda che tocca l'interiorità dell'individuo.

Attraverso numerose citazioni bibliche, l'autore rafforza il suo discorso sulla gravità della bestemmia agli occhi di Dio. Cita l'Esodo: «Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano», per sottolineare come la bestemmia sia un peccato grave e non solo una questione di parole superficiali. Anche le testimonianze dei santi ricorrono spesso nelle pagine del libro, come quella di Sant'Agostino che affermava: «Dobbiamo sopportare con pazienza le ingiurie che ci si fanno, ma quando, dinanzi a noi, una bocca sacrilega vomita bestemmie contro Dio, noi dobbiamo resistere all'empio e condannare la bestemmia, senza nascondere la nostra indignazione».

La forza del messaggio di Lincetto si manifesta anche nella sua chiamata all'azione, rivolta non solo ai singoli fedeli, ma a tutte le istituzioni religiose e civili. Secondo l'autore, è necessario che la Chiesa, gli educatori, i genitori ei leader delle comunità si mobilitino per contrastare questo fenomeno, attraverso iniziative concrete e campagne di sensibilizzazione. «Si decidano alla lodevole attività antiblasfema, tutti i cristiani che svolgono funzioni di educazione, di direzione e di autorità», scrive Lincetto, invitando ad una mobilitazione collettiva per ristabilire il rispetto verso il nome di Dio.

L'opera si conclude con una nota di speranza e di impegno. L'autore propone di organizzare una massiccia presenza di volontari antiblasfemi in preparazione del Giubileo del 2025, con l'obiettivo di diffondere il più possibile il messaggio di rispetto verso il sacro. «Tutto ciò e altro ancora sia fatto prima che il vizio di bestemmiare sia più radicato e più difficile da estirpare», esorta Lincetto.

“Sia Santificato il Tuo Nome” non è solo un'accorata denuncia della blasfemia, ma un invito a riscoprire il valore delle parole e della fede, attraverso un impegno concreto e consapevole. L'enciclica di Luciano Lincetto colpisce per la sua profondità e per la passione con cui cerca di risvegliare le coscienze, richiamando ognuno a una maggiore responsabilità verso le proprie azioni e parole.





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