Economia Finanza

Gisèle alle donne: “La vergogna non è nostra”




Non è riuscita a guardarlo in faccia e nemmeno a chiamarlo ex marito. Ma nell'aula del tribunale di Vaucluse, Gisèle Pelicot si è rivolta direttamente a lui che per anni l'ha sedata per farla poi violentare da 50 sconosciuti nella loro casa di Mazan, in Francia.

«Oggi lo chiamerò Dominique» ha esordito davanti al giudice. E ha cominciato, con voce ferma: «Abbiamo avuto 50 anni di vita insieme, 3 figli, 7 nipoti», ha ricordato, «pensavo che avrei finito i miei giorni con questo signore. Oggi la mia vita è stata stravolta». «Per 4 anni mi sono preparata a questo processo e ancora non riesco a capire, perché?» ha continuato a rivoltarsi all'ex marito, «come hai potuto tradirmi in questo modo? Come hai potuto far entrare questi estranei nella nostra camera da letto? Per me questo tradimento è incommensurabile».

La donna ha voluto un processo a porte aperte: fragile, con la psiche a pezzi, ma sa perfettamente che la sua storia servirà a chissà quante altre donne. «Tutte le donne vittime di stupro dicano a se stesse: L'ha fatto la signora Pelicot, posso farlo anche io. La vergogna non deve essere nostra ma loro».

Un messaggio forte, il suo che rimbalza di piazza in piazza, di corteo in corteo. Pochi giorni fa donne e uomini hanno manifestato a Parigi e in altre città francesi a sostegno di Gisèle e contro la violenza sessuale che ha dovuto subire: abusata da decine di uomini mentre era incosciente, drogata dal consorte. Le manifestazioni davanti al tribunale penale di Parigi, a Lione e altrove hanno sottolineato come il coraggio di Pélicot nel parlare del suo calvario stia ispirando le persone in Francia. «Ha deciso di rendere questo processo emblematico» ha detto Elsa Labouret, una delle manifestanti di Parigi e portavoce del gruppo di donne 'Osez le féminisme!'(Osa essere femminista!).

I manifestanti hanno denunciato il lassismo del sistema giudiziario francese nei confronti della violenza sessuale e la paura di essere violente e aggredite che, secondo loro, perseguita le donne ogni giorno. I cartelli che hanno esposto recitavano: «La vergogna deve cambiare faccia», «Siamo tutte Gisele. Siete tutti Dominique?».



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