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“La Russia costruisce armi biologiche”: così Putin lancia la sfida all'America




Che nel confronto tra Stati Uniti e Russia lo spettro di una guerra nucleare sia tornato ad alleggiare lo si è capito già nelle prime fasi dell'”operazione speciale” lanciata da Mosca in Ucraina nel 2022. Più volte il presidente russo Vladimir Putin ha evocato infatti il ​​possibile ricorso alle armi nucleari per difendere gli interessi vitali della Federazione. Sino a poche ore fa si ignorava però che mentre i soldati dello zar cominciavano ad espandersi in territorio ucraino un altro spettro, quello legato allo sviluppo delle non meno pericolose armi biologiche, tornava a risorgere dalle ceneri della Guerra Fredda.

A svelare la nuova minaccia russa è il Washington Postil quale analizzando le immagini satellitari e consultati gli esperti in materia riporta che a partire dal 2022 il regime di Putin abbia ampliato in maniera rilevante il sito di ricerca militare Sergiev Posad-6 ad un centinaio di chilometri da Mosca. La notizia ha fatto correre più di qualche brivido lungo la schiena agli analisti americani trattandosi di laboratori usati prima del collasso dell'Unione Sovietica per trasformare virus come il vaiolo e l'Ebola in micidiali armi di distruzione di massa.

Il ministero della Difesa russo non ha voluto commentare quanto rivelato dal quotidiano Usa ma nelle scorse settimane diversi funzionari della Federazione hanno confermato che gli scienziati useranno i laboratori per effettuare studi su patogeni letali allo scopo di rafforzare le difese del Paese contro la minaccia del bioterrorismo e di futura pandemia.

Intelligence ed esperti ammettono che sia impossibile distinguere dalle foto satellitari se a Sergiev Posad-6 venga condotta ricerca per la produzione di vaccini oppure per la produzione di armi batteriologiche. Pur trattandosi di due finalità ben diverse, dall'esterno in entrambi i casi le strutture si presenterebbero infatti nello stesso modo ma i peggiori sospetti sono alimentati dal fatto che Mosca abbia integrato un conto centro di ricerca in un sito militare caratterizzato da numerosi livelli di sicurezza .

I trattati internazionali impediscono la produzione di armi biologiche e chimiche. Queste ultime sarebbero però state impiegate dai russi per eliminare i dissidenti politici. Come spiega l'ex funzionario del Pentagono Andrew C. Weber la Russia non ammetterà mai di avere armi batteriologiche e l'unico modo che ha per segnalare la loro esistenza, e l'implicita minaccia che ne deriva per i nemici di Putin, è di parlarne in maniera velata. Un riferimento alle dichiarazioni di Sergey Borisevich, a capo dei laboratori militari, il quale in un'intervista rilasciata al giornale dell'esercito russo Stella Rossa ha affermato che Sergiev Posad-6 rappresenta la “spina dorsale del sistema di difesa biologica del Paese”.

Di recente Mosca ha imbastito una campagna di disinformazione accusando gli Stati Uniti di aiutare segretamente l'Ucraina a sviluppare armi batteriologiche. Un modus operandi, ricorda il Washington Postin seguito negli anni Settanta e Ottanta dall'allora Unione Sovietica che mise in piedi un massiccio programma di armi di questo tipo con la falsa convinzione, rivelata in seguito da alcuni dissidenti, che i Paesi occidentali si stessiro facendo la stessa cosa.

Nel 1992 persino l'ex presidente russo Boris Eltsin ammise che l'Urss aveva costruito un arsenale di armi biologiche anche dopo l'eliminazione da parte degli Stati Uniti nel 1972 del proprio arsenale batteriologico. Il Cremlino smentì in seguito le affermazioni di Eltsin precisando di non aver mai detenuto questa tipologia di armi. I dubbi però rimasero. “Il programma sovietico è stato assorbito, non smantellato dalla Federazione.

Esso è continuato e si è evoluto”, si legge in un comunicato emesso un paio di anni fa dal dipartimento di Stato Usa. Una conclusione condivisa dagli esperti, i quali alla luce dell'ampliamento di Sergiev Posad-6 si chiedono cosa la Russia di Putin davvero sta nascondendo.



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