Così Bezos ha bloccato il Washington Post. Trump: “I miei nemici sono peggio di Kim”
Donald Trump corteggia il pubblico maschile durante quella che viene considerata l'intervista forse più importante di questa campagna elettorale, un colloquio di tre ore con Joe Rogan, conduttore del podcast più popolare negli Stati Uniti.
Un appuntamento in cui l'ex presidente americano ha lanciato l'idea di eliminare l'imposta sul reddito, ha parlato di lottatori di arti marziali miste, elogiato le capacità militari del generale Robert E. Lee, e ipotizzato che non ci sia «nessuna ragione per non pensare» che possa esserci vita su Marte e altri pianeti. Rivolto agli ascoltatori di Rogan (che ha 14,5 milioni di follower su Spotify e 17,6 milioni su YouTube), ha parlato anche dei «nemici interni» (i suoi oppositori politici, fra i quali l'ex speaker della camera Nancy Pelosi ) che sono peggio del leader nordcoreano Kim Jong Un, con il quale «andavo d'accordo». E poi della guerra in Ucraina, ribadendo che negozierà la pace fra tra Mosca e Kiev, senza però fornire dettagli: «Se dicessi cosa farei, non sarei poi in grado di chiudere un accordo», ha spiegato durante la registrazione del podcast, che lo ha fatto ritardare di tre ore il suo comizio in Michigan.
Stasera, invece, il tycoon torna nella roccaforte democratica di New York con un comitato al Madison Square Garden, l'arena dove Marilyn Monroe cantò «Happy Birthday, Mr President» a un 45enne John Fitzgerald Kennedy e dove Bill Clinton accettò la nomination democratica nel 1992.
Sulla sponda sinistra del Potomac, invece, Kamala Harris è salita con la superstar Beyoncé sul palco di Houston, in Texas, per un comitato sul diritto di aborto. «In America la libertà non deve essere concessa, è nostra, di diritto, inclusa la libertà fondamentale di una donna di prendere decisioni riguardo al proprio corpo. Il governo non le può dire cosa fare», ha detto la vicepresidente. Mentre Queen B ha sottolineato di non parlare come celebrità, ma come «una madre che si preoccupa profondamente del mondo, un mondo in cui abbiamo la libertà di controllare i nostri corpi».
E riguardo alla mossa quasi inedita (almeno negli ultimi anni) del Washington Post di non dare alcun sostegno ai candidati di Usa 2024, sarebbe stato il proprietario Jeff Bezos in persona a prendere personalmente la decisione che ha «scioccato» la redazione e provocato un terremoto con le dimissioni di uno degli editorialisti di punta, Robert Kagan.
A rivelare il retroscena è stato lo stesso giornale, spiegando che gli editorialisti avevano già redatto il pezzo di appoggio a Harris quando è arrivato lo stop dall'alto. Non è chiaro cosa possa aver spinto Bezos a fare un passo del genere, visto durante il suo primo mandato Trump è stato molto critico nei confronti del miliardario e del Post.