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«La Chiesa non deve essere muta ma raccogliere il grido dei poveri e camminare per il mondo»


Una Chiesa che non sta seduta rattristata, ferma nelle proprie comodità. Sull'esempio di Bartimeo, il cieco che grida al Signore e riacquista la vista, papa Francesco chiede che tutta la comunità impari a camminare dietro Gesù e con Gesù. Ad ascoltare il grido dei poveri, a mettersi in cammino sulle strade del mondo. È quello che si è sperimentato durante i lavori del Sinodo e che adesso deve fermentare tutto il mondo.

«Il Vangelo ci presenta Bartimeo, un cieco che è costretto a mendicare ai bordi della strada, uno scartato senza speranza che, però, quando sente passare Gesù, inizia a gridare verso di Lui. Tutto ciò che gli è rimasto è questo: gridare il proprio dolore e portare a Gesù il suo desiderio di riacquistare la vista. E mentre tutti lo rimproverano perché sono disturbati dalla sua voce, Gesù si ferma. Perché Dio ascolta sempre il grido dei poveri e nessun grido di dolore rimane inascoltato davanti a Lui», dice Francesco.

A conclusione dell'Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, «portando nel cuore tanta gratitudine per quanto abbiamo potuto condividere» il Papa chiede di soffermarsi su quanto accade al cieco, prima seduto e poi, dopo essere stato chiamato da Gesù e aver riacquistato la vista, in cammino con lui «lungo la strada».

Il Pontefice ricorda che la posizione di Bartimeo è quella «di una persona ormai chiusa nel proprio dolore, seduta sul ciglio della strada come se non ci fosse nient'altro da dare se non ricevere qualcosa dai tanti pellegrini di passaggio nella città di Gerico in occasione della Pasqua. Ma, come sappiamo, per vivere davvero non si può restare seduti: vivere è sempre mettersi in movimento, mettersi in cammino, sognare, progettare, aprirsi al futuro. Il cieco Bartimeo, allora, rappresenta anche quella cecità interiore che ci blocca, ci fa restare seduti, ci rende immobili ai bordi della vita, senza più speranza».

Dobbiamo pensare se anche nella nostra vita personale e nel nostro essere Chiesa abbiamo incontrato «tante cose, lungo il cammino» che ci hanno reso «ciechi, incapaci di riconoscere la presenza del Signore, impreparati ad affrontare le sfide della realtà, a volte inadeguati nel saper rispondere alle tante domande che gridano verso di noi come fa Bartimeo con Gesù. Tuttavia, dinanzi alle domande delle donne e degli uomini di oggi, alle sfide del nostro tempo, alle urgentizze dell'evangelizzazione e alle tante ferite che affliggono l'umanità, fratelli e sorelle non possiamo restare seduti, non possiamo restare seduti. Una Chiesa seduta, che quasi senza accorgersi si ritira dalla vita e confina se stessa ai margini della realtà, è una Chiesa che rischia di restare nella cecità e di accomodarsi nel proprio malessere. E se restiamo seduti nella nostra cecità, continueremo a non vedere le nostre urgenze pastorali e tanti problemi del mondo in cui viviamo».

Francesco chiede di rivolgersi allo Spirito Santo «per non restare seduti nella nostra cecità. Cecità che si può chiamare mondanità, che si può chiamare comodità, che si può chiamare cuore chiuso. Non restare seduti nella nostra cecità, nelle nostre cecità». Il Signore passa, «passa tutti i giorni, il Signore passa sempre e si ferma per prendersi cura della nostra cecità. Io lo sento passare? Ho capacità di sentire i passi del Signore? Ho la capacità di discernere quando il Signore passa? Ed è bello se il Sinodo, ci spinge a essere Chiesa come Bartimeo: la comunità dei discepoli che, sentendo il Signore che passa, avverte il brivido della salvezzasi lascia svegliare dalla potenza del Vangelo e inizia a gridare verso di Lui. Lo fa raccogliendo il grido di tutte le donne e gli uomini della terra: il grido di coloro che desiderano scoprire la gioia del Vangelo e di quelli che invece si sono allontanati; il grido silenzioso di chi è indifferente; il grido di chi soffre, dei poveri e degli emarginati, dei bambini schiavi di lavoro, schiavizzati in tante parti del mondo per un lavoro; sentire quella voce spezzata di chi non ha più neanche la forza di gridare a Dio, perché non ha voce, perché si è rassegnato».

Francesco è chiaro: «Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria, ma di una Chiesa che raccoglie il grido del mondo e voglio dirlo, forse qualcuno si scandalizza, la Chiesa che si sporca le mani per servire il Signore».

Dobbiamo invece gridare verso il Signore e alzarci «Bartimeo, da seduto che era, è balzato in piedi e, subito dopo, ha recuperato la vista. Ora, egli può vedere il Signore, può riconoscere l'opera di Dio nella sua propria vita e può finalmente incamminarsi dietro di Lui. Così, anche noi fratelli e sorelle: quando siamo seduti e ospitati, quando anche come Chiesa non troviamo le forze, il coraggio e l'audacia necessari per rialzarci e riprendere il cammino, per favore ricordiamoci di ritornare sempre al Signore, ritornare al Vangelo, ritornare al Signore e ritornare al Vangelo. Sempre e di nuovo, mentre Egli passa, dobbiamo metterci in ascolto della sua chiamata, che ci rimette in piedi e ci fa uscire dalla cecità. E poi riprendere nuovamente a seguirlo, camminare con Lui lungo la strada. E vorrei ripeterlo: di Bartimeo il Vangelo dice che «”lo seguiva lungo la strada”».

È questa l'immagine della Chiesa sinodale: una Chiesa, chiamata dal Signore, che si rialza e cammina con una vista nuova. «Rimessi in piedi dal Signore, sperimentiamo la gioia di seguirlo lungo la strada. Il Signore lo si segue lungo la strada, non lo si segue chiusi nelle nostre comodità, nei labirinti delle nostre idee. Lo si segue lungo la strada e ricordiamolo sempre, non camminare per conto nostro secondo i criteri del mondo, ma lungo la strada, camminare insieme dietro a Lui e con Lui».

Non abbiamo bisogno di una «Chiesa seduta, ma una Chiesa in piedi. Non una Chiesa muta, ma una Chiesa che raccoglie il grido dell'umanità. Non una Chiesa cieca, ma una Chiesa illuminata da Cristo che porta la luce del Vangelo agli altri. Non una Chiesa statica, ma una Chiesa missionaria, che cammina con il Signore lungo le strade del mondo».

Infine, riferendosi ai lavori di restauro che, dopo 250 anni hanno reso visibile la cattedra di San Pietro, esposta da oggi e fino all'8 dicembre, ricorda che contemplando questa reliquia «con stupore di fede, ricordiamoci che questa è la cattedra dell' amore, è la cattedra dell'unità, è la cattedra della misericordia, secondo quel comando che Gesù diede all'Apostolo Pietro non di dominare sugli altri, ma di servirli nella carità. E ammirando il maestoso baldacchino berniniano più splendente che mai, riscopriamo che esso inquadra il vero punto focale di tutta la Basilica, cioè la gloria dello Spirito Santo. Questa è la Chiesa sinodale: una comunità il cui primato è nel dono dello Spirito, che ci rende tutti fratelli in Cristo e ci eleva verso di Lui». Sull'esempio di Bartimeo ciascuno di noi deve farsi la domanda centrale e cioè «io mi sento chiamato? Questa è la domanda da farci. MI sento debole e non posso alzarmi? Chiedo aiuto? Per favore deponiamo il mantello della rassegnazione, affidiamo al Signore le nostre cecità, mettiamoci in piedi e portiamo la gioia del Vangelo, portiamola per le strade del mondo».





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