“Hai mai ucciso?”: così Mosca recluta sabotatori in Europa
“Hai mai ucciso? Hai mai commesso qualche crimine?”: la nuova tattica d'ingaggio del Gru, l'intelligence militare russasfrutta i social e si consuma in pochi click. I banner, condividono su diversi canali Telegram filo-russi (come Gray Zone, l'account associato al gruppo Wagner), Facebook, VKontakte e persino sulla popolare piattaforma di gioco Steam, invitano i residenti dei paesi europei a unirsi alla lotta contro gli alleati occidentale dell'Ucraina.
Cliccato sull'annuncio, si apre la finestra della chat con dei menu pre-programmati che chiedono di scegliere la lingua, di indicare nome, data e luogo di nascita e posizione attuale. Poi, fornita una prova della propria identità, si viene interrogati su eventuale esperienza militare, capacità nell'uso delle armi, motivazione ad esporsi al rischio e ad agire in modo indipendente. Qui, il discorso automatizzato gestito da un chatbot lascia spazio a indicazioni più specifiche, impartite ai potenziali sabotatori da un reclutatore reale e anonimo. “Quale compito potresti gestire: bruciare un veicolo militare ucraino? Incendiare un camion che trasporta equipaggiamento bellico? Uccidere un nazista in territorio baltico?”, chiede il reclutatore celato dietro l'account Telegram “Privet Bot” (“Ciao Bot”, in russo)smascherato da un'inchiesta giornalistica di diversi media europei.
Gli obiettivi più richiesti e meglio pagati sono basi militari da spiare, veicoli da incendiare, attrezzature da distruggere, meglio se della Nato e destinati a Kiev. Ma non solo. Gli intermediari oltre a inviare video tutorial per costruire molotovsi spingono a chiedere alle reclute, con profilo adatto e massima propensione al rischio, di commettere omicidi per 10.000 dollari “a testa”, pagati in criptovaluta una volta completata la missione.
Il metodo d'ingaggio via social, sempre più diffuso, avrebbe già prodotto una serie di operazioni messa a segno dai nuovi agenti, allarmando i servizi di sicurezza di mezza Europa. Ad aprile, in Germania due cittadini russo-tedeschi sono stati arrestati con l'accusa di aver progettato attacchi a strutture militari statunitensi. In Polonia, un uomo è stato accusato di aver spiato un aeroporto per conto dell'intelligence russa, mentre in Gran Bretagna diverse persone sono state incriminate per un attacco incendiario contro un'azienda di proprietà ucraina basata a Londra. A maggio, dei sabotatori russi avrebbero incendiato una grande fabbrica a Berlino nel tentativo di interrompere le spedizioni di armi a Kiev.
E ci sarebbero sempre delle spie al soldato di Mosca anche dietro l'incendio, scoppiato nel luglio scorso, in un deposito di pacchi di Dhl alla periferia di Birmingham ea un'episodio simile avvenuto a Lipsia, in Germania, sempre in un deposito Dhl. Questi sono solo alcuni degli attacchi di sabotaggio in Europa pilotati dagli 007 russi, che hanno raggiunto un “livello precedentemente mai visto” e sono destinati a un'ulteriore escalation, tanto che “il confronto militare diretto con la Nato è diventato ormai un'opzione per Mosca entro il 2030”, ha dichiarato Bruno Kahl, il capo del Bnd, il servizio di intelligence estero tedesco.
La tattica di reclutamento è cambiata dopo l'invasione russa dell'Ucraina, rendendo la guerra ibrida del Cremlino sempre più improvvisata, ma non per questo meno temibile. Le risorse di intelligence più sofisticate sono impantanate in Ucraina e oltre 750 diplomatici russi, quasi tutti spie sotto copertura, sono stati espulsi dall'Europa, compromettendo la capacità d'azione dei servizi segreti di Mosca. Dalla gestione diretta dei sabotaggi all'estero, affidata alla famigerata unità 21955 del Gru, si è passata a esternalizzare le operazioni attraverso sabotatori europei ingaggiati sui social media. A coordinare dalla Russia le attività in Europa è un team creato ad hoc guidato dal colonnello del Gru Denis Smolyaninovche può contare su una fitta rete di intermediari e collaboratori locali coltivati negli anni sul campo.
Il target del reclutamento mezzo sociale è piuttosto variegato. Agenti dei servizi segreti privati, mercenari con esperienza militare o criminale veri e propri, attirati più dal compenso economico che da convinzioni ideologiche: profili scelti da Mosca “per disperazione. – ha detto Richard Moore, capo dell'MI6, il servizio di intelligence estero britannico – Non possono usare la loro gente, si affidano ai criminali. I criminali fanno le cose per soldi. Non sono affidabili, non sono particolarmente professionali e quindi, di solito, siamo in grado di smascherarli”.
A preoccupare, però, è la spregiudicatezza. Che, unita alla scarsa professionalità, può diventare un mix fuori controllo. “Il successo di un attacco – sostiene Marta Tuul, portavoce del servizio di sicurezza estone Kapo – non si misura dalla quantità di proprietà bruciate o saccheggiate. È sufficiente che la gente vada nel panico e dubiti del funzionamento dello Stato”.
L'obiettivo è scatenare “paura, caos, malcontento” e anche solo instillare “l'illusione che esista un significativo supporto 'sotterraneo' alla Russia all'interno della società”: un quadro sufficiente per mettere a rischio il sostegno europeo all'Ucraina.