Pubblicato il primo Rapporto della Commissione vaticana sulle pratiche contro gli abusi
Chi continua a nascondere o a insabbiare i casi di abuso deve andare incontro a «un procedimento disciplinare o amministrativo che fornisce un percorso efficiente per le dimissioni o la rimozione dall'incarico». Il Rapporto Annuale sulle politiche e le procedure della Chiesa per la tutela, a cura della Commissione Pontificia per la tutela dei Minori, punta il dito contro i silenzi del passato e auspica, vista la «necessita di una visione unificata e teologico-pastorale» del problema, un «documento del magistero che unifichi queste prospettive, come un'enciclica». Il Rapporto, il primo del genere, viene pubblicato su esplicita richiesta di papa Francesco che ha chiesto alla Commissione di fare il punto ogni anno su «ciò che sta accadendo e ciò che deve cambiare in modo che le autorità competenti possano agire». Il Pontefice, come richiama anche il testo, mette in guardia dal fatto che, «se non dovessero esserci progressi i fedeli continuerebbero a perdere fiducia nei loro pastori rendendo sempre più difficile l'annuncio e la testimonianza del Vangelo».
Il Rapporto passa in rassegna alcune conferenze episcopali (tra quelle che nel 2023 hanno effettuato la visita ad limina) e due congregazioni religiose, quella femminile della Consolata e quella maschile dello Spirito Santo. L'obiettivo è quello di mettere a fuoco, pezzetto per pezzetto, tutta la Chiesa locale. Pur non essendo stata analizzata nel dettaglio, l'Italia, secondo il Rapporto, ha fatto passi in avanti. «Nelle nazioni che hanno vissuto crisi molto complesse o in cui si è svolto un dialogo pubblico approfondito sugli abusi, vi è una chiara tendenza ad istituire sistemi maggiormente strutturati e reattivi nell'affrontare gli abusi all'interno della Chiesa», si legge nel Rapporto . «Le Chiese locali che appartengono a detto gruppo tra cui Irlanda, Francia, Italia e Polonia hanno sviluppato quadri giuridici e formativi oltre a un impegno attivo con le vittime/sopravvissuti e alla collaborazione con le autorità civili». In Italia, in particolare, «la Chiesa ha istituito commissioni diocesane indipendenti formate anche da esperti laici per supervisionare e indagare sulle accuse di abuso, promuovendo la trasparenza e l'esercizio della responsabilità istituzionale nella gestione di tali casi. In Irlanda, la Chiesa dispone di un servizio che fornisce sostegno pastorale di tipo teologico a qualsiasi vittima/sopravvissuto che cerchi di riavvicinarsi alla propria fede». In Belgio, invece, Paese esperto al pari di Messico, Papua Nuova Guinea e Isole Salomone e Camerun, «la Chiesa si è concentrata sulla creazione di unità specializzate di cura pastorale, che offrono sostegno e protezione alle vittime/sopravvissuti-e, migliorando al contempo l'educazione preventiva in materia di tutela all'interno delle comunità religiose». In Germania «la Chiesa ha introdotto un completo e minuzioso processo di verifica per tutti coloro che lavorano con i minori, compresi gli ecclesiastici ei laici, così da impedire a chi ha una storia di abusi di avere accesso a individui vulnerabili».
«In molte parti del mondo», ha poi dichiarato il cardinale Sean Patrick O'Malley, presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, presentando il Rapporto in sala stampa vaticana, «la responsabilità, la cura e la preoccupazione per le vittime cominciano a fare luce sull'oscurità». E anche se «c'è ancora molto da fare», bisogna ammettere che «esistono solidi sistemi di denuncia che ci permettono di ascoltare e rispondere alle vittime, con un approccio informato sui traumi. È un periodo in cui i protocolli di gestione del rischio e la supervisione informata promuovono ambienti sicuri. È un periodo in cui la Chiesa fornisce servizi professionali di accompagnamento delle vittime, come impegno per il viaggio verso la guarigione. È un periodo in cui tutti coloro che svolgono un ministero e lavorano nella Chiesa ricevono la formazione e l'addestramento necessari per promuovere una cultura della tutela. È un periodo in cui la Chiesa abbraccia pienamente il suo ministero di salvaguardia».
La Commissione, arrivata al suo decimo anno di attività, è diventata ormai un organismo stabile, «formalmente un'istituzione permanente della Chiesa, con il compito di accompagnare e assistere il ministero di tutela svolto dalle Chiese locali», ha aggiunto il cardinale spiegando che , grazie al suo lavoro sono stati individuati tre pilastri d'azione: «La revisione delle politiche e la promozione della voce delle vittime; il rafforzamento delle risorse umane; la rappresentazione trasparente e misurabile dei nostri sforzi, attraverso il Rapporto annuale, per documentare i progressi, le carenze e le raccomandazioni». Tre pilastri ai quali ne va aggiunto un altro, fondamentale, ha concluso insieme con Maud de Boer-Buquicchio, curatrice del Rapporto e con Jaun Carlos Cruz, vittima di abusi sessuali da parte del clero e tra i membri della Pontificia Commissione, che è quello del risarcimento. «Non per forza un risarcimento in denaro, ma comunque una riparazione. Spetta alla vittima scegliere quale». Perché, ha spiegato Cruz, «è importante essere visti e poter intraprendere questo percorso. Molti non sono più tra noi perché si sono tolti la vita. Io sono un sopravvissuto e, come membro della Commissione nutro grande speranza. Vedo, davanti a noi, un giorno nuovo».