Dove sono finiti i gemelli Thompson? Da anti-Wembanyama a un futuro pieno di dubbi
I fratelli di Houston e Detroit, dopo il promettente inizio di stagione da matricole, sono scomparsi dai radar Nba
Che fine hanno fatto i gemelli Thompson? Amen e Ausar, i fratelli selezionati al Draft 2023 con la quarta e la quinta chiamata, da Houston e Detroit, dopo il promettente inizio di stagione da matricole sono scomparsi dai radar Nba in questo avvio di secondo anno. Cos'è successo? Ausar è fuori causa da tempo per un problema di salute: coaguli di sangue. I Pistons aspettano l'ok al suo rientro dai medici Nba e dall'associazione giocatori. Amen ai Rockets ha una concorrenza agguerrita: Jalen Green, Reed Sheppard e Cam Whitmore sono tutti esterni giovani e promettenti che gli rubano minuti. Insomma, da quei due era atteso un impatto immediato, per alcuni scout Nba erano addirittura gli anti-Wembanyama, nel senso che in sincrono, come al solito, erano immaginati produrre highlights e conquistare la scena di fianco al gigante francese scelta n. 1 di quel Draft, di San Antonio. E invece 16 mesi dopo il francesone è sulla bocca di tutti, mentre loro due sono già finiti nel dimenticatoio. Forse troppo presto, però. Perché avranno l'occasione di rifarsi: si tratta di atleti clamorosi, è prematuro considerarli già una causa persa.
UNICI E SPECIALI
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L'enfasi con cui furono presentati i fratellini californiani -ora quasi 22enni, Ausar è il più grande, per un minuto- era dovuto a due ragioni: anzitutto l'essere gemelli, poi per il percorso inedito con cui hanno raggiunto la Nba, rinunciando all'ultimo anno di liceo, non andando poi all'università, frequentando Overtime Elite, una lega di basket per ragazzini dai 16 ai 20 anni con sede ad Atlanta. Di coppie di gemelli ce ne sono state altre cinque prima di loro: Dick e Tom Van Arsdale, e torniamo all'Nba pionieristica, poi nel passato prossimo Horace e Harvey Grant, il lungo con gli occhialoni perno dei gloriosi Bulls di Michael Jordan, ei centri Jason e Jarron Collins. E nella storia contemporanea Brook e Robin Lopez, i lunghi da Stanford University, e Marcus e Markieff Morris, le ali da Kansas University che hanno girato metà squadre Nba sino ai giorni attuali. Nessuno di questi tandem era stato scelto così in alto al Draft, comunque. Da qui le enormi aspettative. La spettacolare del loro cammino di pallacanestro è dovuta ai nomi illustri degli investitori in Overtime, start up per cestisti: Jeff Bezos, fondatore di Amazon, Drake, il rapper, e Kevin Durant, la stella Nba ora ai Phoenix Suns. Per qualcuno saltare il college, con la sua formazione educativa e ottima competizione di basket, per guadagnare da subito, da minorenni, è stato valutato come una scorciatoia controproducente nel medio termine, per altri invece si è trattato di schegge di futuro. Del nuovo che avanza. Per i gemelloni, poco più di 2 metri e poco meno di 100 chilogrammi, l'idea ha funzionato, come primo contratto. I prospetti scelti in Lotteria vengono retribuiti milioni di dollari come stipendio dalle franchigie che li selezionano. Chiaro che la scelta di formazione personale e sviluppo cestistico potrà essere valutata con un senso solo alla fine delle loro carriere, in retrospettiva.
PAURA PER AUSAR
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Di certo c'è che la sfortuna ha messo lo zampino, nel caso dell'ala dei Pistons. Che ha giocato solo 63 delle 82 partite del suo anno da matricola, fermato appunto, il 9 marzo scorso, da una diagnosi medica da brividi: coaguli di sangue. Non un infortunio sportivo, un problema di salute. L'ex allenatore dei Pistons, Monty Williams, aveva dichiarato allora, allarmato: “Un bene che i dottori se ne siano accorti”. Il rischio è di trombosi venose profonde. Thompson ha chiuso la stagione da matricola con numeri di qualità: 8.8 punti e 6.4 rimbalzi, confermando parzialmente le aspettative: gran potenziale difensivo, salti da videogioco, carenze al tiro, tutto da costruire: il 21/113 da 3 punti, il 18% , parla chiaro. Ha saltato sinora le 4 partite giocate e perse da Detroit in avvio di stagione. Il presidente della franchigia del Michigan, l'ex grande tiratore Trajon Langdon, ha parlato in chiaro: “Non c'è una data di rientro, non dipende da noi, non è una situazione (solo) nelle nostre mani”. Ovviamente è monitorata dalla lega, l'Nba non vuole far correre alcun rischio all'atleta. Thompson si sta allenando con la squadra, dovrebbe rientrare prima o poi, ma non ci sono certezze, tantomeno di tempistiche.
CONCORRENZA PER AMEN
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Difficoltà di “campo” invece per l'altro Thompson, quello più guardia dei due fratellini, per caratteristiche tecniche. Quello che vorrebbe preferibilmente avere la palla in mano. Il problema per lui è che ai Rockets il regista è il veterano Fred Van Vleet, che Green è molto più avanti come gioco offensivo e che ci sono anche Sheppard, Whitmore e lo specialista difensivo canadese Dillon Brook, il “cattivo” ex Memphis, a sottrargli minuti. Amen (il nome all'anagrafe, è Ameiz, ma tutti lo chiamano così) dopo l'incoraggiante primo anno da 9.5 punti e 6.6 rimbalzi (ma tirando col 14% da 3 punti, persino peggio del fratello), sta trovando meno spazio nella rotazione di Coach Udoka, adesso. Nelle quattro partite disputate da Houston, che è 2-2 di record, lui ha giocato 21.3 minuti per gara, rispetto ai 22.4 della stagione 2023-24. Pure le cifre personali sono in calo: 7.5 punti e 4.3 rimbalzi di media, tirando dal campo col 39% rispetto al 53% di allora. Ma la stagione è appena cominciata e quelle doti atletiche restano uniche. I Thompson hanno solo fatto intravedere il loro affascinante potenziale. Attendere, prego.
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