Riflessione: È Bello quel che Piace (Ai Confini della Realtà), una lezione di etica e di critica sociale
Voto: 8/10 Titolo originale: Ai confini della realtà, uscita: 02-10-1959. Stagioni: 6.
30/10/2024 recensione serie tv La zona crepuscolare di Marco Tedesco
Uno degli episodi più memorabili della serie
Serie antologica fantascientifica ideata da Rod Serling, Ai Confini della Realtà (La zona crepuscolare) ha saputo interagire la cultura popolare e stimolare riflessioni critiche, affrontando tematiche sempre attuali. Uno degli episodi più iconici della serie è È bello quel che piace (Occhio di chi guarda), che esplora il concetto di bellezza e il conformismo attraverso la storia di Janet Tyler (Donna Douglas), una donna avvolta dalle bende e in attesa del suo ultimo trattamento estetico.
Janet vive in una realtà alternativa in cui la chirurgia estetica è considerata l'unica soluzione per adeguarsi a uno standard di bellezza imposto dalla società. Con le sue bende che coprono il volto, Janet diventa il simbolo di una società che giudica e discrimina in base all'aspetto esteriore, evidenziando una profonda insoddisfazione per il proprio aspetto e per il rifiuto sociale che ha subìto.
Come noto, Rod Serling, il creatore e narratore della serie, introduce ogni episodio con una voce fuori campo che si rivolge direttamente al pubblico, rompendo la quarta parete e instaurando un dialogo che spinge a una riflessione critica e personale. In È bello quel che piace, l'autore utilizza una narrazione in seconda persona per invitare gli spettatori a immedesimarsi in Janet ea interrogarsi sulle proprie percezioni estetiche.
Questa tecnica narrativa, abbinata all'uso del bianco e nerocontribuisce a creare un'atmosfera densa di mistero e suspense, mantenendo celati i volti dei personaggi per buona parte dell'episodio. Gli spettatori, non potendo vedere chiaramente i volti, sono costretti a costruire mentalmente un'immagine di bellezza ideale, che sarà però stravolta dalla rivelazione finale.
Quando le bende di Janet vengono finalmente rimosse, si scopre che la sua diversità, che la rende oggetto di paura e di emarginazione, corrisponde ai canoni di bellezza standard per il pubblico reale.
Questo capovolgimento non solo sottolinea l'arbitrarietà degli standard esteticima fa riflettere su quanto la percezione di bellezza sia condizionata e distorta dalle convenzioni sociali. Serling riesce a rendere l'episodio uno specchio della nostra società, dove il giudizio sull'aspetto fisico è spesso motivo di ansia e insicurezza. È bello quel che piace diventa così una critica universale alla superficialitàal conformismo e all'omologazione.
L'episodio, trasmesso negli anni '60, si colloca in un contesto storico in cui la chirurgia plastica era in forte crescita, complice l'introduzione del silicone da parte del chirurgo Tommaso Croninche diede il via alla diffusione di interventi estetici per rispondere al desiderio di un'immagine ideale.
Ai confini della realtà questo contesto per commentare l'ossessione sociale verso la perfezione estetica, un tema che continua ad essere rilevante nella cultura contemporanea (vedi La sostanza di Coralie Fargeat), in cui i media impongono continuamente standard irraggiungibili di bellezza.
La frase”la bellezza è negli occhi di chi guarda” diventa il messaggio centrale dell'episodio, ripetuto non solo dai personaggi, ma anche dal Dottor Bernardi, il chirurgo che accompagna Janet nel suo difficile percorso verso l'accettazione.
La donna è incoraggiata a interiorizzare questo concetto per liberarsi dall'ossessione di dover sembrare conforme, ma il suo mondo e le persone che la circondano sono altrettanto ossessionati dalla perfezione e incapaci di vedere oltre l'apparenza fisica.
Dal punto di vista stilistico, È bello quel che piace dimostra la straordinaria abilità di Serling nel costruire tensione senza fare affidamento su effetti speciali o budget elevati. La scelta di girare in bianco e nero permette al direttore della fotografia di giocare con le ombre e di celare i volti dei personaggi, utilizzando un'estetica minimalista per esaltare l'atmosfera surreale e claustrofobica.
L'uso di oggetti di scena, come cappelli e lampade, per nascondere i volti contribuisce a creare un solo di mistero che aumenta l'attesa per il climax finale. Anche la disposizione degli attori sulla scena, con movimenti studiati per non mostrare il volto, è un elemento di messa in scena che enfatizza la natura critica dell'episodio.
In termini di significato, l'episodio fa riflettere anche sull'influenza dei media e dell'intrattenimento nel plasmare le nostre aspettative estetiche. La scena in cui una televisione discende dal soffitto e trasmette un discorso sull'importanza del conformismo appare come una chiara critica ai mezzi di comunicazione, che spesso dettano gli standard di bellezza e spingono verso un'omologazione che reprime la diversità.
È bello quel che piace anticipa una riflessione che si è poi sviluppata nel tempo: l'imposizione dei canoni estetici come una forma di controllo sociale che penalizza l'individualità.
L'importanza di È bello quel che piace risiede nella sua capacità di mantenere viva una conversazione sulle implicazioni sociali e psicologiche della bellezza e del conformismouna conversazione che appare ancora attuale a distanza di decenni. Ai Confini della Realtà, in particolare con questo episodio, ha aperto la strada verso una nuova forma di narrazione televisiva, capace di combinare intrattenimento e critica sociale, diventando un punto di riferimento per serie successive che affrontano temi altrettanto profondi e controversi.
Ai Confini della Realtà continua ad essere apprezzata da vecchie e nuove generazioni. La sua estetica senza tempo e la qualità narrativa hanno permesso alla serie di resistere al passare degli anni, mantenendo intatto il suo impatto emotivo e culturale. Con episodi come È bello quel che piace, la serie dimostra quanto l'arte possa essere potente e incisiva quando si interroga sui valori e sulle contraddizioni della societàoffrendo uno specchio in cui lo spettatore può confrontarsi con le proprie credenze e pregiudizi.
In conclusione, È bello quel che piace è molto più di un semplice episodio di fantascienza: è una lezione di etica e di critica sociale che invita a guardare oltre le apparenze e valutare la bellezza come qualcosa di intrinsecamente soggettivo e individuale. La serie Ai confini della realtà ha dato vita a racconti che hanno segnato la storia della televisione, e questo episodio rimane un esempio eccellente della sua capacità di indagare l'animo umano, suscitando domande e stimolando il dibattito su temi sempre rilevanti.
Di seguito trovate la sigla Ai Confini della Realtà:
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