Il presidente degli industriali veneti Carraro: “Basta con il paesino felice, si cresce soltanto con l’Europa”
Roma — «Situazione ingarbugliata» dice Enrico Carraro, presidente della multinazionale dei sistemi di trasmissione e degli industriali veneti, nel giorno in cui l'Istat certifica un'Italia a crescita zero. «Mi aspetto che un governo così forte nei numeri ora realizzi qualcosa di concreto in Europa, lavorando insieme con Francia e Germania per ridarle un orizzonte industriale».
Che crisi è?
«Una crisi strana, con tanti settori che soffrono, anche qui in Veneto. Il lusso era forte in Cina, e non tira più, l'automotive e la meccanica sono legati alla Germania, che non si sa quando si riprenderà. Intere industrie sono in trasformazione e in questa incertezza gli imprenditori non investono, mentre il mercato interno soffre perché i cittadini tendono a risparmiare».
Per mesi il governo ha celebrato il fatto che l'Italia crescesse più dei vicini. Ci siamo illusi?
«L'export va ancora bene, ci sono medie imprese flessibili che hanno cercato nuovi mercati. Ma non siamo immuni. La realtà è che l'Italia cresce insieme all'Europa, per questo io non faccio mai il tifo. Dobbiamo smettere di pensare come il paesino felice».
Questa legge di Bilancio può dare uno shock?
«No, fa il minimo indispensabile confermando la riduzione del cuneese fiscale. Sul taglio della spesa poteva osare di più. D'altra parte noi industriali siamo coscenti dello stato delle finanze, inutile chiedere grandi cose. Ci siamo molto spesi per gli incentivi di Industria 5.0, anche se non è proprio come modello».
Le richieste delle imprese per ora sono molto poche.
«La normativa è davvero pesante, non riesco nemmeno a spiegarle come funziona. E le aziende in questa situazione di incertezza aspettano. Ma il problema è più europeo che italiano, manca una visione chiara su cosa fare per le tecnologie chiave delle grandi transizioni».
Il governo ha questa visione?
«L'Italia è sempre in periodo elettorale. Io mi aspetto che un governo che hai numeri per fare ciò che vuole ne approfitti per realizzare cose concrete. In Europa dobbiamo essere più forti e presenti assieme agli altri pilastri dell'industria Ue, Francia e Germania».
Intanto la legge di Bilancio ha svuotato il fondo per l'automotive.
«Cosa che mi è difficile capire in questo momento. La filiera aveva grande bisogno di supporto».
Ci si aspettava che quest'anno il Pnrr iniziasse a scaricare a terra gli investimenti. Sta accadendo?
«Qualcosa, o l'economia sarebbe andata ancora peggio. Però c'era una parte del Pnrr che mi appassionava di più: parlava di un Paese nuovo, di riforma della giustizia civile, di scuola. È stata dimenticata».
Ma gli industriali sanno ancora sbattere i pugni? L'impressione è che non siano mai stati così schiacciati sul governo.
«Molte volte per noi la concertazione porta risultati migliori. Lascerei un po' più di tempo».
Una ripresa quando la vede?
«Difficile da prevedere, stanno cambiando gli schemi. Credo che avremo bisogno di tutta la prima metà del 2025, poi potremmo vedere qualcosa. Spero di essere smentito».