L'America e il mondo appesi alla Pennsylvania
Il destino della democrazia americana torna dove tutto, bene o male, è cominciato. È qui che la campana della libertà suonò per annunciare il desiderio di indipendenza. È qui che i padri della patria firmarono la Costituzione. È qui che ognuno avrebbe diritto a cercare la propria felicità. Filadelfia, la città dell'amore, non è la capitale di uno Stato qualunque. Si dice che se non si vince qui, in Pennsylvania, è molto difficile arrivare alla Casa Bianca. Lo sa bene anche Donald Trump che nel 2016, un po' a sorpresa, riuscì a mettere all'angolo Hillary Clinton. La Pennsylvania è un'eterna scommessa e dei sette Stati in bilico di questo novembre elettorale è quello che appare cruciale.
Non è solo una questione di numeri, anche se questi contano sempre, perché con i suoi diciannove «grandi elettori» è un bottino pesante da portare oltre la quarta base. C'è qualcosa di più insondabile che viene messo in gioco. È un solco, una ferita che non si chiude, uno sbrego immaginario che segna la fragilità dell'America, i punti di rottura, quelli che fanno crollare l'architettura ideale e il morale di questa nazione. Il motto «e pluribus unum», da molti uno soltanto, è inciso sullo stemma degli Stati Uniti, come una sciarpa gialla che svolazza intorno al becco dell'aquila. Non è la prima volta che i tanti non si riconoscono nell'uno. È già successo, e la cicatrice è ancora lì, quella linea disegnata da due agrimensori che porta il nome di Mason e Dixon. È il confine convenzionale che separa il Nord dal Sud e fu idealmente bagnata dal sangue della disumana guerra civile. Sta lì a ricordare che quando chi perde non riconosce la sconfitta la parola passa alle armi. È uno dei segreti dell'America, dove l'alternativa alla democrazia non è la dittatura. È il sangue.
Ora la Mason&Dixon racconta più che altro le paure del passato. Ci sono altre linee che percorrono l'America e si muovono in verticale, e si irradiano in ogni angolo, sempre più profonde e dall'una e dall'altra parte c'è solo gente che risponde al disprezzo con la rabbia, alla dannazione con il furore, al disinteresse con l'incazzatura. Non c'è modo di farli parlare, perché non si riconoscono. Le miriadi di ferite dividono in ogni angolo il centro dalla periferia. È tutto «dentro e fuori». Dentro o fuori. Hai o non hai. Conti o non conti. La prospettiva da cui si guarda il mondo ormai è così distante che ognuno è fermamente convinto che sia l'unica possibile. La ragione vede solo il torto. Sembra quasi una beffa che la Pennsylvania, con la sua utopia dell'amore fraterno, sia finita a incarnare tutto questo. È uno Stato spezzato. È la Philadelphia della Barnes Foundation e le carcasse industriali della Carnegie e Mellon di Pittsburgh. È l'acciaio in dismissione, con il capitalismo che con cinica ipocrisia si è vestito da Cappuccetto Rosso, proprio come aveva previsto Ayn Rand nella Rivolta di Atlante. È il deserto di Scranton, orfana del carbone, raccontata nella versione americana dalla serie televisiva The Office. È la contea di Lancaster dove vivono gli Amish e la Pennsyltucky rurale e spaesata che si estende ai piedi dei monti Appalachi.
È la Pennsylvania di Google, il più potente dei mega Stati virtuali e forse non è un caso che la sua sede reale si trova proprio qui, nei «boschi» del quacchero William Penn, così filantropo da disegnare intorno ai suoi sogni una nazione privata ricevuta in dono da Carlo II d'Inghilterra, con il solo fastidio di chiedere agli irochesi di spostarsi un po' più in là. Adesso invece è la Pennsylvania del governatore democratico Joshua David Shapiro detto Josh. L'uomo che Kamala Harris non ha avuto il coraggio di scegliere come candidato vice presidente, uno dei pochi ancora in grado di dialogare con il centro e la periferia. Il sospetto è che Kamala di questi tempi non abbia avuto il coraggio di associarsi a un politico molto popolare, ma di religione ebraica.
Il conto elettorale rischia di essere salato.
L'unica cosa certa è che chiunque conquisterà la Pennsylvania verrà detestato dalla metà sconfitta. È lo scontro tra due cuori marci. In questo gioco non ci saranno vincitori. Il 5 di novembre perderà l'America.