Ciocan: «Amo la cultura e la lingua russa, ma la Moldavia è stata a lungo colonizzata»
Gli scrittori preferiscono quasi sempre rimanere fuori dalle contese elettorali. Iulian Ciocan, 56 anni, non fa eccezione. Arriva in anticipo al caffè “Creme de la creme”, nel centro di Chisinau; con i modi affabili di chi è cresciuto nella serenità degli studi classici, accoglie domande, provocazioni e suggerimenti. Partendo proprio dal suo ultimo romanzo “E al mattino arriveranno i russi”, pubblicato in italiano da Beg (Bottega errante edizioni), che lui stesso definisce “distopico”, racconta una ipotetica transizione della Moldavia, stretta tra la Romania a ovest e l' L'Ucraina a est. In bilico tra l'Unione europea e la Russia. Pur con l'eleganza argomentativa di chi ha una laurea in filologia, Ciocan dopo pochi minuti ci butta lì che “l'Esercito europeo è una proposta politica meravigliosa”.
Dottor Ciocan, queste elezioni presidenziali e la vittoria pur risicata dei “sì” al referendum sull'Europa, si avranno scenari più definiti per la Moldavia?
E' molto difficile rispondere perché la storia di questa terra è complessa: era conosciuta con il nome di Bessarabia, una regione poco più estesa dell'attuale Moldavia. La russificazione è sempre stata forte ei rapporti con la Moldavia erano improntati a una sorta di colonizzazione. La cultura russa era urbana, quella moldava rurale. E ancora, poco prima della disintegrazione dell'Unione sovietica, i moldavi che in Moldavia parlavano russo meno correttamente degli altri, erano discriminati sul lavoro.
Quindi un rapporto molto conflittuale.
Sia chiaro, io amo la lingua e la letteratura russa. Ovviamente parlo russo. Ma dopo l'invasione dell'Ucraina ho perso molti amici moldavi russofoni. E' stato doloroso ma si è trattato di una vera e propria lacerazione. Le loro argomentazioni “sono nostri fratelli”, “gli Stati Uniti vogliono comperare Moldavia e Ucraina, ci vogliono dividere dalla Russia”, “in Russia tutto funziona bene”, non sono le mie.
Uno scontro identitario
Sì, e posso persino concedere ai miei ex amici che siamo di fronte a due forme di imperialismo, quello americano e quello russo. Però c'è un distinguo: quello americano, non ti cambia la lingua, non ti imprigiona, non ti opprime. L'Italia è nella sfera di influenza americana ma ogni italiano può preservare il proprio orgoglio e la propria italianità.
Tra i moldavi russofoni e quelli rumenofoni pare non ci sia dialogo. E' così?
In effetti ora è così. Alcuni rinnegano totalmente la storia della Moldavia. Eppure le nostre radici sono anche latine, eccome. Il nostro “La revedere” è molto più simile al vostro “arrivederci” di quanto non lo sia la parola russa “Dasvidania”.