Dai 40mila medici mancanti agli italiani che rinunciano a curarsi: ecco i numeri shock della Sanità
Manovra sulla graticola nelle audizioni alla Camera, con gli occhi puntati in particolare sulla sanità con numeri che si preoccupano sulla tenuta del Servizio sanitario: “In 10 anni serviranno il 30% dei medici in più”, avverte Banca d'Italia. E se la Corte dei conti sottolinea che il livello della spesa sanitaria tornerà nel 2026-27 ai livelli del 2019 e cioè esattamente come prima dell'emergenza del Covid l'Ufficio parlamentare di bilancio segnala come i fondi per la sanità crescano “meno della spesa” , con rischi per le Regioni' di finire tutte in deficit. Infine l'Istat ricorda come nel 2023 il 7,6% degli italiani – circa 4,5 milioni di cittadini – hanno rinunciato a curarsi soprattutto a causa delle liste d'attesa o per ragioni economiche.
Il nodo risorse per i prossimi anni ei rischi per i bilanci regionali
Tra le discussioni più accese attorno alla manovra ci sono proprio quelle sulle risorse alla sanità dei prossimi anni, divise fra i «record» vantati dal Governo e le accuse di sottofinanziamento da parte dell'opposizione. I numeri, come sempre, parlano un linguaggio più chiaro. E quelli messi in fila dalla Corte dei conti confermano che la manovra «nel 2026-27 stabilizza la spesa al 6,4% del Pil» (come calcolato sul Sole 24 Ore del 25 ottobre), cioè a «un livello pari a quello registrato prima della crisi (era il 6,41 % nel 2019)». Una dinamica del genere, riconosce la magistratura contabile, «rafforza il peso della sanità in rapporto al complesso della spesa corrente primaria», in un «quadro prospettico del settore» che rimane però «sempre meno decifrabile». Per l'Ufficio parlamentare di bilancio l'aumento del finanziamento diretto al servizio sanitario è però inferiore a quello della spesa con un divario che si triplica tra 2024 e 2027 e produce «un rischio significativo di aumento del disavanzo dei servizi sanitari regionali, che potrebbe protrarsi anche dopo il 2027»
Continua l'allarme sulla carenza di medici e infermieri
L'audizione di Bankitalia punta il dito contro l'altra ferita aperta del Ssn oltre a quella dei fondi contati: la carenza di medici e infermieri. Tornato nei cassetti il maxi piano da 30mila assunzioni immaginato dal ministro della Salute Orazio Schillaci proprio per le risorse con il contagocce in manovra i numeri del personale sanitario che manca restano pesanti, soprattutto in vista del decollo nel 2026 di migliaia di case e ospedali di comunità previste dal Pnrr. Secondo Banca d'Italia nel prossimo decennio il turnover del personale sanitario e le nuove esigenze dell'assistenza territoriale genereranno un fabbisogno, in termini di incidenza sull'organico alla fine del 2022, per i medici (compresi quelli di famiglia e pediatri) pari al 30% e per gli infermieri al 14 per cento: a conti fatti si tratta di oltre 40mila dottori e altrettanti infermieri. Con dinamiche ancora più pronunciate nel Mezzogiorno. A legislazione vigente, spiega Via Nazionale, tutto il personale con almeno 60 anni alla fine del 2022 cesserà di lavorare nell'arco dei prossimi dieci anni: ciò corrisponde a più di 27.000 medici, oltre 24.000 infermieri e altrettanti addetti del ruolo tecnico ea 28.000 fra medici e pediatri di base. La missione 6 del Pnrr sul potenziamento dell'assistenza territoriale richiederà inoltre almeno 19.600 infermieri e 6.300 operatori socio sanitari, prevalentemente in aggiunta rispetto alla dotazione attuale.
Sono 4,5 milioni gli italiani che rinunciano a curarsi
Nel 2023 il 7,6% della popolazione italiana – circa 4,5 milioni – aveva rinunciato a curarsi, contro il 6,3% del 2019 con la quota di quanti hanno rinunciato a causa delle lunghe liste di attesa che risulta pari al 4, 5% (2,8% nel 2019), seguito dalle rinunce per motivi economici e per scomodità del servizio. Il dato così preoccupante sulla rinuncia alle cure è stato ricordato dal presidente dell'Istat Francesco Maria Chelliche durante la sua audizione è tornato anche sul nodo carenza del personale. “La dotazione e l'invecchiamento del personale medico rappresentano criticità per il comparto della sanità, anche alla luce del futuro aumento della domanda di cura dovuta alla dinamica della popolazione”. In particolare sono i medici di medicina generale e gli infermieri le categorie che destano “maggiori preoccupazioni per le prospettive future”. Il numero di infermieri e ostetriche in Italia in particolare “è da molti anni ritenuto insufficiente rispetto ai bisogni di salute della popolazione” con una dotazione nel 2022 è pari a 6,8 per mille abitanti, 0,4 punti in più rispetto al 2019. Tra le regioni – ha spiegato Chelli – si osserva un ampio divario, con una dotazione particolarmente bassa pari a 5,7 infermieri e ostetriche per mille residenti in Lombardia, Campania e Calabria ea 6,0 in Sicilia