Di Vaio: “Italiano ci ha dato passione e identità. Ferguson diamante”
Il ds rossoblù ha giocato nel Monaco: “Mi chiamò Guidolin, andai al volo. Ora vogliamo la prima vittoria in Champions”
Bologna è diventata casa sua. Sua di Marco Di Vaio, ds rossoblù. Ci è arrivato nel 2008 da giocatore e l'anno prossimo farà 10 anni da dirigente. «Ricordo una partita contro la Juve, giocavo nel Genoa: mi sentii fuori luogo in Serie A. Eppure riuscii a farmi forza. Cinque mesi dopo ero a Bologna e segnavo ad ogni partita. Resilienza è una parola magica che ho imparato da giocatore ma anche da dirigente: l'arrivo in Champions è stata una conquista lunga e anche tortuosa, ora vogliamo la prima vittoria».
Di Vaio, il Bologna è tornato o sta tornando?
“Sta lavorando per tornare a trovare una nuova identità. Ne abbiamo parlato spesso con Italiano: quando cambi guida c'è tutto un processo di conoscenza, gestione e novità per cui c'è bisogno di tempo. Una cosa però la voglio dire: considerando l'annata straordinaria della passata stagione, avere già un'identità spiccata come la nostra dopo tre mesi di lavoro è un grande passo Ma ci aspettiamo ancora una ulteriore crescita”.
Due vittorie di fila in campionato: ma quando ne avevate vinta una sola su 12 gare, quanto eravate preoccupati?
“Preoccupati e più che altro dispiaciuti, visto il lavoro quotidiano. Vede, i risultati non tradiscono mai: se non vinci significa che qualcosa non va”.
“L'inseguimento della suddetta identità, il ritrovare pienamente giocatori che non avevano iniziato al meglio: guardi Orsolini nelle ultime tre partite…”.
C'è anche un altro ritorno: riavere Ferguson è come…?
“Trovare un diamante. Quando ce l'hai ti rendi conto di tutto ciò che hai perso senza”.
Vincere stasera o dimenticare la Champions: è così?
“Oddio, aspettiamo… (sorride, ndr). I playoff sono difficili ma non impossibili. Però va detta una cosa: la Champions deve servire a tutti come scuola, arricchimento. Di certo vogliamo il primo gol in Coppa e la prima vittoria” . Il Monaco ha talento ma…”.
L'obiettivo di quest'anno?
“Restare ancora in Europa”.
“Arrivo da Valencia e…”.
Alternativa: Valenza. Città gemellata con Bologna, purtroppo anche nella tragedia. Una parola definitiva su quel rinvio col Milan?
“Ha detto tutto bene Fenucci, il rinvio era la decisione giusta. Aggiungo: chi non vive certe tragedie da dentro fa fatica a capirle profondamente da fuori”.
Il suo Monaco, dal gennaio 2006: via via c'erano Vieri, Chevanton, Flavio Roma, Diego Perez, soprattutto Guidolin.
“Avevo una tale voglia di giocare che mi presentai a Montecarlo il 27 dicembre, quindi prima che aprisse il mercato. Abbiamo fatto mesi belli, forti, siamo andati in Europa, Bobo si fece anche maschio ma raggiungemmo l'obiettivo: Guidolin mi convinse in un attimo poi alla lunga lo esonerarono e anche per questo deciso che non c'erano più le condizioni per restare. Con Perez sono diventato amico lì: ricordo quando lo convinsi a non andare a Palermo per venire a Bologna: lui da allora è come un. fratello…”.
Torniamo all'oggi: Dallinga cerca “fratello-gol”. Soluzioni?
“Castro ha sei mesi di vantaggio, Thijs deve conoscere il nostro campionato. Arriverà…”.
Le statistiche dicono che Italiano ha iniziato le gare soprattutto con la “Vecchia Guardia”: il “mercato” non sfonda?
“Beh, Miranda col Lecce ha fatto una grande gara, ma in assoluto credo che l'approccio di Italiano sia logico e con giudizio. Se non giocassimo ogni tre giorni, e quindi se avessimo la possibilità di dilatare l'inserimento dei nuovi lungo sei allenamenti pieni, forse ci sarebbe stata una direzione diversa Vincenzo sta facendo un corso accelerato”.
Per alcuni la squadra è uscita “impoverita” dal mercato
“E' sbagliato fare paragoni. Se consideriamo a Zirkzee e Calafiori non è giusto pensare alla loro ultima versione: consideriamo a quando cercavano rilancio a Basilea, Parma o qui il primo anno. Poi sono diventati Zirkzee e Calafiori ma hanno avuto bisogno di tempo e della crescita della squadra attorno. Il nostro mercato in una parola? Coerente con la storia degli ultimi anni, ovvero secondo la direzione dell'investimento”.
Italiano in poche parole?
“Ha già dato un'identità, è perfettamente integrato con la squadra. E ha una passione dentro pazzesca, trascinante”.
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