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Perché Real Madrid-Milan non è stata rinviata? Il calcio ascolti Ancelotti


Lo spettacolo deve continuare, lo spettacolo deve continuare quando cadono i trapezisti entrano i clown. Il calcio che conta da sempre ama accreditare la propria immagine ammantandola di valori e buoni sentimenti. Ma forse vanno bene solo quando non intralciano gli affari. Troppe volte chi comanda nello sport che conta, si mostra intempestivo e nell'intempestività svela di pensarla, oltre la facciata, alla maniera degli impresari senza scrupoli né pudore che inventarono quel trucido adagio.

A volte è l'ordine pubblico a imporre di non fermarsi: all'Heysel poteva avere una logica con uno stadio pieno e una tragedia in corso, imporre di giocare per evitare che il panico si propagasse accrescendo il pericolo. Eppure ancor oggi quella Coppa alzata suona come uno sfregio. Ma la partita di Champions tra Real-Milan a Madrid in programma stasera alle 21 si deve ancora giocare. C'era il tempo per decidere di rinviarla perché a volte ci sono altre priorità (lo ha fatto con pieno merito Luca Pancalli da presidente della Figc, quando impone lo stop dei campionati in seguito all'omicidio del commissario Raciti).

Centinaia e centinaia di famiglie in Spagna attendono di sapere se la bocca inondata del parcheggio ad Aldaia, trasformata dalla piena della Dana in un porto sepolto, restituirà anche i loro figli, padri, madri dispersi. Giocare Real-Milan a Madrid è uno sfregio a loro. Tra l'altro servono forze dell'ordine per organizzare una partita di quel livello, che in questi giorni sarebbero più utili altrove. Una partita di Champions richiede organizzazione, i calendari sono fitti, ma ci sono momenti in cui le organizzazioni, anche le grandi organizzazioni, devono fare i conti con la realtà.

Carlo Ancelotti, non è la prima volta, sapendo di avere peso specifico, si è preso la responsabilità di dire come la pensa. Ed è un pensiero da persona perbene, da persona normale. «Perché non sono state rinviate tutte?», ha detto alludendo alle sole due partite della Liga rinviate, nella conferenza stampa prepartita in cui ha rifiutato di parlare di calcio, «Noi siamo degli impiegati ea volte siamo costretti a fare cose anche quando non vorremmo . Non avevamo il potere di fare nulla. Il calcio è una festa. E tu festa la puoi fare quando stai bene, quando la tua famiglia sta bene, quando tutti stanno bene. Quando la gente non sta bene non si può fare festa. Non so se è colpa delle politiche ma capisco la frustrazione della gente che ha perso tutto. È una tragedia immensa. Oggi con la tecnologia che esiste puoi sapere anche a che ora piove, ma non siamo riusciti a prevedere una disgrazia come questa».

Per concludere: «Si dice che lo spettacolo deve sempre andare avanti, ma non deve essere così». Vien da pensare che la normalità a quel livello sia merce rara, in quel mondo, se anche la richiesta di annullare una partita avanzata dal migliore allenatore della storia, viene ingnorata. La dice lunga su un mondo che di rado perde l'occasione di mostrarsi fuori dal mondo. Stonato. I ricavi calano, i ragazzi non vanno più allo stadio e guardano solo i punti salienti in pochi minuti sul web. I ragazzi da tutta la Spagna e da mezzo mondo sono nel fango a spalare. E se si disinteressano al calcio, il calcio forse dovrebbe cominciare a chiedersi il perché.





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