L'Intelligenza artificiale bocciata all'esame di procedura penale: l'esperimento tra Italia e Usa – Orizzonte Scuola Notizie
Un esperimento ha evidenziato le difficoltà di ChatGPT nel rispondere a domande di procedura penale. Mentre il modello generativo riesce a giocare con le parole e le immagini, sembra meno preparato ad affrontare questioni giuridiche.
L'esperimento – come riporta Agi – è stato ideato da Diego Amidani, un giovane avvocato e dottorando di ricerca in “Diritti, Persona, Innovazione e Mercato” presso l'Università di Brescia. Specializzato in Giustizia penale europea, Amidani ha testato ChatGPT in ambito giuridico, con l'obiettivo di valutare le reali capacità del modello generativo, dopo il blocco temporaneo della piattaforma da parte del Garante della Privacy in Italia, nel 2023, per motivi legati alla sicurezza dei dati.
L'esperimento, i cui dettagli sono stati pubblicati il 3 ottobre sulle riviste Diritto penale contemporaneo e Sistema penale, si è svolto in due fasi, in Italia e negli Stati Uniti, nei mesi di novembre 2023 e maggio 2024. Lo scopo era valutare la capacità di ChatGPT di rispondere correttamente a quesiti di diritto. Le domande includevano argomenti relativi all'appello penale, come fosse un esame universitario, e richieste di assistenza nella stesura di atti giudiziari e nella ricerca di fonti giurisprudenziali.
Secondo Amidani, i risultati del test sono stati insoddisfacenti. ChatGPT ha commesso diversi errori sia nella sostanza sia nella forma delle risposte. Le carenze includevano l'uso improprio del linguaggio tecnico e la confusione su concetti chiave del Codice di Procedura Penale. Tra gli errori, si segnalano l'uso di termini imprecisi, come “verdetto” al posto di sentenza, “argomentazioni legali” per il contenuto di un atto di appello e “parte scontenta” per definire l'appellante. Questi errori sarebbero da imputare, secondo Amidani, a un addestramento iniziale del modello poco accurato ea una selezione inadeguata delle fonti.
Nonostante le difficoltà, ChatGPT ha mostrato prudenza, invitando spesso a consultare un avvocato specializzato per informazioni più accurate, evitando così di assumere un ruolo troppo autonomo come consulente legale. Questo aspetto è stato visto come una sorta di “protezione” automatica che previene possibili problemi derivanti da risposte errate.