Paglia: «La visita a Emma Bonino? Un riconoscimento a una vita spesa per gli altri»
Eccellenza, qual è il significato di questa visita del Papa a Emma Bonino, leader del partito Radicale?
«Il rapporto tra papa Francesco ed Emma Bonino non è una novità dell'ultima ora. C'erano stati già degli abboccamenti nel passato. Personalmente ricordo che quando Marco Pannella nel 2014 ebbe un problema serio di salute, Emma provò a contattare il Pontefice chiedendogli di telefonare a Pannella. In effetti, papà Francesco lo chiamò. In quell'occasione chiamò anche me per parlarmi, e mi raccontò della telefonata del Papa che lo aveva confortato molto. Quando Pannella si aggravò il Papa stesso mi disse di andare a trovarlo e di aiutarlo in ogni modo».
Qual è il punto nodale allora di un incontro tra posizioni così diverse e apparentemente antitetiche? Penso all'aborto e alla fine vita
«Il punto nodale che Papa Francesco mi sottolineò per quel che riguarda Pannella – ma credo sia analogo per la Bonino – è il valore che lui attribuisce a chi combatte convinto per i propri ideali pagando anche di persona le conseguenze amare che questo comporta. Si potrebbe dire che per Papa Francesco, la storia vale più dell'idea, la testimonianza più della teoria. Ovviamente questo non significa che papa Francesco sposi e avalli tutto quello che una persona pensa e dice. Qui siamo in un orizzonte che ve “oltre”. E non è sempre facile capirlo. Mamma Vale. Eccomi. Mi sembra di poter dire che per papa Francesco – e non solo per lui – le testimonianze per le quali si paga di persona (anche duramente) vanno rispettate perché hanno il peso della gratuità che, in un mondo ove vale solo il guadagno per se stessi , è una merce rara da valorizzare”.
Pur sapendo che poi una scelta come questa, la visita a Emma Bonino, può creare malumori nel mondo cattolico?
«Il Papa sa bene che tutto questo scombina e scombussola. Papa Francesco mostra che l'amore di Dio va ben oltre i nostri schemi abituali. Pagare per le proprie idee ha un grande valore. È chiaro che con la sua visita il Papa non intende santificare. Ma testimoniare la larghezza dell'amore di Dio, questo sì. Si tratta di un amore che non conosce limite alcuno e che è proteso verso tutti, nessuno escluso. Alla fine del Sinodo ha ribadito con forza che la Chiesa non resta incollata sulla propria sedia, ma va incontro a tutti tutti tutti».
monsignor Vincenzo Paglia, presidente Pontificia Accademia per la vita
“Un esempio di libertà e resistenza”. Così il Santo Padre ha definito l'attivista radicale.
«Evidentemente lo pensa. E mi pare che voglia sottolineare, appunto, il coraggio di una libertà che sfida opposizioni – pagate anche duramente – pur di affermare quel che crede in coscienza di dover testimoniare. Non di rado si cambia idea a causa dei sondaggi!».
A chi critica la scelta di andare a trovarla cosa risponde?
«Rispondo che sarebbe bene che costui scoprisse cosa dissero tra loro le 99 pecore rimaste nell'ovile quando videro il pastore che le lasciava sole per andare a cercare quella che si era allontanata».
Lei monsignor Paglia è stato accanto a Marco Pannella negli ultimi cinque mesi della sua vita. Qual era il vostro terreno comune di incontro?
«Parlavamo molto della necessità di rendere il mondo più giusto e comunque più attento ai più deboli, ai poveri e agli emarginati. Ricordo le lunghe chiacchierate che facevamo per la lotta che aveva fatto contro la fama nel mondo, come anche i contrasti che avevamo sulle domande relative all'aborto. Ed io che gli dicevo di essere un difensore della vita ben più radicale di lui: non ero solo contro l'aborto ma anche contro la pensa di morte, contro la guerra e ogni tipo di oppressione. Una strana gara sulla radicalità. E non dimentico la sua passione per umanizzazione le carceri e l'impegno nel Giubileo con Giovanni Paolo II perché fosse concessa l'amnistia. Il Papa che si recò in Parlamento a chiederla».
Perché questo desiderio di Pannella di averla vicino?
«Perché l'amicizia va oltre gli steccati e fa incontrare anche le persone che la pensano diversamente. Il Vangelo ci dice che alla fine saremo giudicati sull'amore (più che sulle idee). Negli ultimi cinque mesi della sua vita andavo da lui settimanalmente. Non posso convertirci, ma crescere in un'amicizia gratuita. E se si progredisce nell'amicizia si progredisce anche nella verità. In quest'ultima, infatti, abita già il fuoco dell'amore che attende nei cuori e resta in eterno. Tutti siamo immersi nell'amore di Dio ch'è molto più grande dei nostri limiti e dei nostri errori. “Dio – scrive l'apostolo Paolo – ci ha amati mentre eravamo ancora peccatori”. Quando raccontai a Pannella che la croce che aveva al petto era di mons. Romero, un vescovo ucciso per difendere i poveri, mi chiese di vederla, la prese tra le mani, se la mise al collo e non voleva più ridarmela».