Matteo Bagnoli dall'Italia all'animazione del film Disney Oceania 2: “Una grande emozione. Sto ancora metabolizzando” – Badtaste
In occasione dell'imminente arrivo di Oceania 2 nelle sale di tutto il mondo, abbiamo avuto l'occasione di intervistare l'animatore italiano Matteo Bagnoli che ha lavorato all'atteso sequel dell'amato film d'animazione Disney di successo.
Anche la carriera di Matteo può definirsi di enorme successo, visto che è passato dal lavorare in Europa per TeamTo e Medusa al volare oltreoceano per la Sony Immagini e, ora, la Disney. Tra i progetti più di successo al quale ha lavorato troviamo infatti Doctor Strange nel multiverso della follia, Spider-Man: Attraverso il Ragnoverso e, ovviamente, Oceania 2.
Da serie tv a lungometraggio, come cambia un progetto come Oceania 2
Con Matteo abbiamo parlato non solo di animazione ma anche nello specifico di alcuni aspetti della produzione di Oceania 2un progetto che era partito come serie tv per Disney+ e che si ritrova ora ad essere un lungometraggio sul grande schermo. Sicuramente tanta emozione all'idea di vedere il proprio lavoro in sala, ma un cambio di rotta che, a livello lavorativo, ha sicuramente comportato grandi sfide:
La notizia sicuramente è stata presa positivamente anche se ovviamente non ce l'aspettavamo. I filmmaker, i registi e tutti quelli che ci hanno lavorato prima di noi e con noi hanno fatto un ottimo lavoro, un lavoro talmente buono e con feedback talmente positivi all'interno dello studio che evidentemente si è meritato e ha voluto il suo spazio sul grande schermo, l'ha richiesto a gran voce.
Quando ce l'hanno detto non potevamo che essere super eccitati e super emozionati all'idea, anche nel senso che abbiamo iniziato a chiederci: “Oddio, adesso cosa succederà?“, un'emozione che, però, era comunque al 90% positiva.
A livello di ritmi di lavoro… non è molto cambiato a livello di mole e ore, ma piuttosto è cambiato il livello a cui puntavamo, anche se partivamo comunque da un livello alto, il livello Disney. Ma c'è stato un generale salire di livellopuntavamo ancora più in alto proprio perché la storia lo richiedeva, eravamo tutti super motivati a fare del nostro meglio.
Dalla televisione al cinema, da un medium a un altro, qualcosa sarà stato lasciato indietro del lavoro fatto in precedenza? Qualche sequenza alla quale Matteo e gli altri animatori hanno lavorato per settimane è stata poi accantonata?
A dire il vero questo succede in generale e molto spesso quando si lavora a film di questa portata: la storia cambia e deve cambiare, ha bisogno di farlo per essere sempre la migliore versione di se stessa. Quindi i cambiamenti ci sono sempre a prescindere, fa parte del nostro lavoro anche il perdere ore lavoro, di perdere shot o di avere shot cambiati direttamente, può succedere a indipendenti. È già successo in altre produzioni, quindi non è niente di nuovo.
Il progetto in sé non è cambiato drasticamente. La storia, i personaggi, Moana è rimasta Moan… Vaiana! Scusa. (ride) Quello che c'é stato è una spinta verso l'alto per cercare di fare ancora meglio: portare quello che era già stato fatto ad un livello ancora più alto, chiarire la storia ancora meglio e approfondirla. Ma niente di drastico o distruttivo.
Dall'Italia alla California, cosa si prova a lavorare per Disney
Matteo ha condiviso il suo percorso e il suo entusiasmo per il progetto tramite il suo account Instagram, specialmente perché una delle inquadrature a cui ha lavorato é stata mostrata già dal primo teaser. Cosa si prova a vedere finalmente concretizzato il proprio lavoro?
Quando ho lavorato a quella inquadratura non sapevo che l'avrebbero usata in fase di promozione, non lo sapevo finché non era uscito il trailer. Sono cose che scopriamo anche noi solo quando escono e, devo dire, fa sempre un certo effetto.
Il mio viaggio a Disney ha avuto diverse tappe. Una di quelle è stata vedere uno dei miei shot nel primo trailer, nel primo teaser, quello dove si vede parte del villaggio di Moana, con tre personaggi che suonano i tamburi, uno dei primi a cui ho lavorato. Una forte, forte emozione, ovviamente. Quando vedi il tuo lavoro associato a Disney, associato a un film del genere… è tutta una cosa talmente gigante che la ancora sto processando, metabolizzando. Una fase che continuerà finche non lo vedrò effettivamente al cinema. Abbiamo visto una piccola anteprima di recente, però, insomma, ancora non è uscita e voglio sapere cosa ne pensa la gente.
Ci sono vari step del lavorare a questi progetti: quando inizi a lavorare, quando inizi a fare gli shot, quando fanno inizi gli shot a vedere che parte del film, quando vedi il trailer, quando li vedi sullo schermo, poi quando la tua famiglia ei tuoi amici lo vedono e ti scrivono. È sempre una grande emozione, sono molto contento.
Cresciuti con i grandi classici
Non si può sognare di lavorare alla Disney senza essere cresciuto con i suoi grandi classici dell'animazione. Matteo ci ha svelato qual é il suo preferito – per ora – e perché:
In realtà mi prendi un po' allo sprovvista. Sono cresciuto con tutte le VHS dei primi film Disney, tutti classici. Forse il mio preferito è La spada nella roccia. Magari il prossimo mese avrò cambiato idea, ma per ora direrei proprio La spada nella roccia: fa parte dei film di quell'epoca insieme a Gli Aristogatti ad esempio, un periodo di grande sperimentazione, con disegni molto più ruvidi che… non lo so, erano molto particolari nel loro genere. Poi La spada nella roccia…fa riderissimo!
Il lavoro dell'animatore: mesi di lavoro condensati in una manciata di secondi
Su Disney+ c'è un interessantissimo documentario dedicato alla realizzazione di Congelato 2che si focalizza sul lavoro e sulle varie fasi che vanno dall'ideazione del progetto alla prima in sala, con un particolare focus dedicato a tutti gli addetti ai lavori. Iconica l'animatrice che, per tutta la durata del documentario, mostra i vari passaggi che hanno portato alla realizzazione della sequenza di pochi secondi da lei animata: la corsa di Elsa verso l'ignoto che culmina con il finale dell'omonima canzone. Mesi e mesi di lavoro condensati in una manciata di secondi, anche Matteo ci ha parlato de alcuni degli aspetti sui quali ha lavorato nello specifico:
C'è una sequenza particolare, una sequenza di riprese a cui ho lavorato verso la fine del film, eravamo verso la fine della produzione ed era una scena che effettivamente si svolgeva verso la fine del film. Quindi non posso dire cos'è, spoiler!
Però ci sono stati degli shot molto fichi a cui ho potuto lavorare e che non mi aspettavo mi affidassero. In generale, lavorare con Vaiana, animare Vaiana, farla muovere, farla parlare, darle vita, è sempre un'emozione forte. Vederla poi, dopo innumerevoli note e cambiamenti, finita, sul grande schermo con un film del genere, come dire, ti ripaga di tutto il tempo che ci hai speso dietro. Ovviamente può succedere di stare su uno scatto un mese a volte per vari motivi: la storia cambia, si modifica, si chiarisce ed evolve.
Bisogna cercare di capire se quello scatto ha senso, se quello scatto funziona, non tanto il fatto che uno non riesca a farlo in particolare a livello tecnico. La vera domanda é sempre “questo scatto funziona? Sta dicendo quello che deve dire?” Magari poi passa tra i registi che cambiano idea e che vogliono qualcosa di diverso.
Tra l'altro, l'animatrice che ha fatto quello girato in Frozen 2 ha lavorato con me su questo film. Anch'io, da fan, la seguivo. Ovviamente, quando ha iniziato a lavorare con me, l'ho subito riconosciuto e ho detto: “Oddio, ma è lei!”
Io faccio l'animatore 3D e quindi mi occupo principalmente di muovere i personaggi, di farli agire con gli oggetti, con l'ambiente e con altri personaggi attorno a loro, di farli parlare, animo ogni loro espressione. I capelli li possiamo muovere davvero poco, solo per dare un'idea ai reparti dopo di noi che si occupa di fare le simulazioni sui capelli, così come per l'acqua, che va ad un altro reparto, degli effetti visivi.
Però per quanto riguarda la difficoltà tecnica magari uno shot di 40 secondi rispetto a uno shot di un secondo è più difficile da realizzare, perché dura più a lungo e magari c'è più materiale rispetto a uno shot un po' più corto o più introspettivo ed emotivo. Nella mia esperienza, poi, il primo shot al quale ho lavorato è stato quello un po' più difficile e che mi ha messo alla prova per il fatto che, essendo il mio primo lavoro in casa Disney, dovevo ancora prendere la mano con lo stile Disney, venuto da un altro studio e quindi non ero molto pratico. Dovevo capire come Vaiana doveva muoversi o parlare, ho studiato a lungo il primo film per poter riuscire a far sì che lo stile d'animazione rispecchiasse quello Disney.