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Tuo figlio va male a scuola? Non levargli lo sport


I consigli del professor Aldo Grauso per reagire in modo costruttivo

Daniela Cursi Masella

8 novembre – 15:45 – MILANO

Accade frequentemente che un genitore, di fronte ad un insufficiente rendimento scolastico del proprio figlio, minacci, o pratichi, l'allontanamento dallo sport. Lo fa perché pensa che lo distolga dallo studio o perché lo ritiene uno stimolo utile affinché ci si dedichi di più. È un ricatto: se non vai bene a scuola, non ti alleni più. Sbagliato. Vediamo perché con il professore Aldo Grausodocente di Psicologia dello Sport presso Unicusano e Direttore del Master sui disturbi del neurosviluppo in ottica biopsicosociale, componente della commissione medico scientifica FIGC della Lega di Serie B e LND e coordinatore del tavolo tecnico sul bullismo promosso da Roma Capitale in sinergia con il MIM.

Il figlio va male a scuola? la reazione all'insuccesso

Le difficoltà scolastiche di un figlio sono tra le principali preoccupazioni per un genitore. “Il mancato rendimento – avvisa Aldo Grauso – deve essere concepito come un problema da risolvere, perché ha molto a che fare con le opportunità future. Ma il problema va prima di tutto analizzato. La reazione dei genitori in questo caso è molto importante. Minimizzano? Si arrabbia? Si deprimono? Queste reazioni parlano di come mamma e papà si sono interiorizzati nei loro insuccessidi quante e quali aspettative facciano ricadere conseguentemente sui figli. Una volta comprendendo ciò è fondamentale evitare danni collaterali. Mi riferisco a reazioni impulsivecon l'esternazione di pensieri negativi come “non farai mai nulla nella vita”, che andranno solo ad aumentare il senso di inadeguatezza del proprio figlio”.

Come capire quali sono i fattori del malrendimento

Partiamo dalle classiche ripetizioni per introdurre il concetto di analisi del problema. “Se il proprio figlio fa fatica a studiare una materia – spiega l'esperto – affiancargli un insegnante pomeridiano sarà la strategia più utile. Se la difficoltà a scuola è generalizzata, sarà riduttivo perché può avere a che fare con altri fattori: la mancanza di un metodo di studio, deficit cognitivi, aspetti motivazionali, fattori emotivi”.

Anche se un figlio va male a scuola non farlo rinunciare allo sport

Arrivati ​​a questo punto appare già evidente l'errore di togliergli lo sport: non obbligherà il figlio ad impegnarsi di più sui libri ma, al contrario, lo farà sentire ancora più frustrato e demotivato. Il pensiero di non poter giocare con i compagni accompagnerà in modo nocivo la sua mente anche nel momento dello studio. La mia domanda quindi è “Perché privarli di qualcosa che li rende felici, forti fisicamente ea livello psicologico?”.

sportivo alleato

L'attività sportiva, si dice da decenni, ne ha una impatto positivo sulle capacità relazionali, sulla metacognizione, sull'autostima, e sul senso di autoefficacia. “Apprendimento, memorizzazione, responsabilità, problem solving e organizzazione sono elementi che, una volta acquisiti in campo, verranno adottati alla vita di tutti i giorni, studio compreso. Toglietegli tutto, ma non lo sport. Lui è un alleato, così come può esserlo l'allenatore Una volta compreso il reale motivo per cui non rende sui libri – consiglia Aldo Grauso – si potrà fare ricorso al ruolo carismatico e motivatore del formatoreaffinché il figlio, opportunamente supportato dalla famiglia, possa rintracciare dentro di sé le risorse per emergere dalla difficoltà”.

genitori perfetti, aspettative e delusioni

Il dialogo non va chiuso o sigillato di giudizio. Il dialogo, in questi casi, va nutrito. “Non bisogna sentirsi vittime di una delusione e penalizzare il figlio per questo. Lui non ha bisogno di genitori perfetti che lo cristallizzano nelle loro aprioristiche aspettative, vergognandosi dei suoi brutti voti. Ha bisogno – sottolinea lo psicoterapeuta – di genitori che sbagliano, di genitori interessati e presenti emotivamente. Che educano accogliendo il suo modo di essere e supportando le sue lacune. Un giorno sarà autonomo e motivato a rialzarsi dopo una caduta. Vieni, per l'appunto, insegna lo sport. E nient'altro nella vita”.





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