“Mister, fammi andar via”. Le 4 gare in 6 mesi e l’arrivederci: Conte e Dimarco, 5 anni dopo
Nel 2019 l'allenatore del Napoli convinse l'esterno a restare dopo aver visto bene nel precampionato, ma giocò poco. Così a gennaio andò a Verona…
C'è stato un tempo in cui Federico Dimarco ha rischiato di finire al Cagliari in cambio di Barella. Tutto vero. Estate 2019, mesi di affari e trattative. L'Inter punta Nicolò, reduce da un paio d'annate di livello in Sardegna, ma Giulini è un osso duro, così i piani alti puntano a inserire qualche contropartita per abbassare il prezzo del cartellino. Si fanno i nomi di Eder, Bastoni e Dimarco, reduce da un'annata discretamente a Parma. Alla fine, Barella plana su San Siro senza nessuno scambio, ma a leggerlo a distanza di 5 anni fa sorridere. Il tempo ha reso lui e “Dimash” due bandiere nerazzurre. Hanno vinto lo scudetto e centrato una finale di Champions.
il primo gol in a
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Domenica sfideranno il Napoli di Conte. L'allenatore che nel 2019 guidava un giovane Dimarco tra le fila dell'Inter, tenuto ad Appiano dopo un precampionato di livello in un ritiro blindato a Lugano. L'ha raccontato proprio Federico, intervistato da Gianluca Gazzoli nel “Basement”, il podcast-confessione dove si parla di tutto. “Dopo un paio di allenamenti mi disse di restare. Ero gasato e… spiazzato”. Soprattutto perché Dimarco arrivava da un'annata con un solo gol in 13 partite. L'unico squillo l'aveva realizzato proprio contro i nerazzurri a San Siro, con un mancino alla Roberto Carlos. Il primo in Serie A. In panchina c'era Spalletti, oggi ct dell'Italia, l'uomo che gli ha consegnato la fascia sinistra degli azzurri e gli ha detto “vai, crossa”. E fede esegue.
addio e ritorno
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Tuttavia, al netto di un buon precampionato, Dimarco quell'anno giocò appena quattro partite, di cui solo una da titolare nel 4-1 rifilato al Cagliari in Coppa Italia. Le punte erano Lukaku e Sanchez. In porta c'era Handanovic. In difesa Godin, Skriniar e Ranocchia. Altri tempi. Dimarco collezionò altre tre presenze in Serie A e poi bussò alla porta di Conte, supplicandolo di andar via: “Mi sentivo inadatto per stare in quel contesto. Verona mi ha cambiato la carriera”. Il resto è storia recente. L'anno e mezzo passato al Bentegodi gli ha permesso di svoltare. L'Inter gli ha teso la mano dopo aver visto esplodere altrove. Nel 2019-20, sulla sua corsia, c'erano Biraghi e Lazaro. A gennaio arrivò anche Ashley Young. Andarsene gli è servito per tornare indietro.
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