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Il sistema Fonseca: giocano tutti, giocano tanto. I numeri delle riserve


Fra esigenze di infermeria, scelte e sorprese, quasi tutta la rosa rossonera ha un impiego stagionale consistente. Da Terracciano e Musah a Okafor e Chukwueze, ecco quanto sono stati in campo e perché




Giornalista

10 novembre – 17:45 – MILANO

Normalità. Il termine piace molto a Paulo Fonseca, che lo usa come bandiera da piantare al centro di Milanello. E allora, giusto per fare due esempi, diventa “normale che Leao possa andare in panchina”, così come “non è sorprendente (ovvero è normale, ndr) che Camarda parta titolare” per la prima volta, al posto di Abraham. Quella del tecnico portoghese è una sorta di democratizzazione della rosa, ispirata al grande classico “tutti utili, nessuno indispensabile”, linea guida che per alcuni allenatori è vangelo gestionale. gruppo prima dei singoli quindi, e democrazia nella scelta di chi va in campo, partita dopo partita, un po' per necessità ma un po' anche per scelta.

sorprese

E così, a metà novembre, la rosa rossonera si ritrova con minuti piuttosto particolari. Minuti a disposizione per tutti, o quasi (anche perché fino a questo momento l'infermeria ha chiesto un tributo accettabile, rispetto a un anno fa). Certo, anche Fonseca ha un undici di riferimento – ci mancherebbe che non fosse così -, ma le sorprese con lui sono dietro l'angolo. Come Camarda a Cagliari e Musah a Madrid, tanto per citare gli esempi più recenti. D'altra parte è una filosofia che si riscontra pienamente nell'allargamento della platea di potenziali capitani. Fonseca ha spiegato di voler arrivare almeno a cinque giocatori degni di tale status, per una fascia che di volta in volta potrebbe trovare destinatari diversi. C'è della coerenza, così come nel minuto: responsabilizzare e coinvolgere il maggior numero di elementi possibili.

L'allenatore dell'AC Milan Paulo Fonseca durante la Serie A italiana una partita di calcio tra AC Monza e AC Milan allo stadio U-Power di Monza, Italia, 02 novembre 2024. ANSA / ROBERTO BREGANI

i numeri

Entrando nel dettaglio dei tempi di impiego – portiere escluso -, può intanto essere utile verificare i primi cinque per minuto complessivo (quindi campionato più Champions). Qui, nessuna sorpresa – o quasi – nei nomi: comanda Pulisic (1.168 minuti), seguito da Fofana (1.139), Reijnders (1.094), Hernandez (1.026) ed Emerson Royal (976), che non fa stropicciare gli occhi ma ha approfittato dei vari acciacchi di Calabria. Il terzino brasiliano precede di soli nove minuti Leao. Osservando invece i piani più bassi di questa classifica, sono occupati da chi fin qui ha già fatto visite non occasionali in infermeria: Bennacer (60), Jovic (78), Calabria (221). Per il resto, nelle quindici partite stagionali, tutti gli altri hanno messo insieme almeno 350 minuti. Non pochi, considerando che alcuni giocatori sono a tutti gli effetti seconde linee, a prescindere dalla “democratizzazione” di Fonseca. Terracciano per esempio è arrivato a 359', Musah 396, Abraham 482 e anche quelli che erano considerati gli esterni alti di scorta, con Fonseca sono diventati protagonisti: 549 minuti per Chukwueze, 446 per Okafor. Discorso a parte per i centrali difensivi: in teoria, una volta trovata la coppia di riferimento, un allenatore dovrebbe andare avanti il ​​più possibile con gli stessi uomini ma, appunto, questa coppia non è ancora stata trovata. La fase difensiva è pessima, errori di reparto si alternano ad amnesie individuali e così dietro a Tomori (905 minuti) c'è – non così vicino – Pavlovic (722) e più dietro Thiaw (547) e Gabbia (539), quest' ultimo fermo ai box da un po'. Tutti, comunque, con un minuto non certo scarno.





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