Quei messaggi di Bannon, guru decaduto di Trump alla premier e all'Europa
Steve Bannon (nella foto), uno dei demiurghi della vittoria di Donald Trump nel 2016, è tornato a farsi sentire, questa volta in Europa. Dopo aver scontato una condanna di quattro mesi per non aver rispettato un mandato di comparazione (il tutto in relazione all'inchiesta sull'assalto al Campidoglio), l'ex strategia di Trump si è ripreso il ruolo di ideologo del movimento MAGA (Make America). Ottimo di nuovo). Questa sigla, che rappresenta la frangia populista dei trumpiani, è nota per la sua visione ferma. E per la sua contrarietà è qualsiasi compromesso.
In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, Bannon ha discusso i rapporti tra gli Stati Uniti e l'Italia, focalizzandosi soprattutto sulla guerra in Ucraina. «Noi del movimento MAGA siamo irremovibili», ha dichiarato, aggiungendo che il movimento intende «tagliare al 100% i fondi per l'Ucraina alla Camera». Secondo Bannon, se l'Unione Europea desidera continuare a supportare la lotta per l'autodeterminazione del popolo guidato da Volodymyr Zelensky, «dovrebbe essere pronta a metterci i soldi, a staccare assegni grandi quanto i discorsi».
Ma c'è stato spazio anche per un ragionamento politologico. Bannon, durante la fase in cui è stato il braccio destro del tycoon, aveva pure lavorato a una «populista internazionale». Tuttavia, questo progetto ha incontrato delle difficoltà, anche a causa delle differenze profonde tra le formazioni politiche populiste in Ue. I nazionalismi, del resto, fanno fatica ad allearsi tra di loro. Parlando del premier italiano Giorgia Meloni (che populista non è mai stata, semmai sovranista o conservatrice), l'ex direttore di Breitbart news ha affermato che è «piuttosto ovvio» che il presidente del Consiglio abbia «scommesso che Trump non sarebbe più tornato». A suo parere, questo orientamento è evidente per via delle «sue politiche». Inoltre, l'architetto del trumpismo più profondo ha affermato che il movimento MAGA non ha bisogno di un «ponte» con l'Europa. Anche poiché «Le Pen, Farage e Orbán sono con noi». Gli alleati di MAGA sarebbero sufficienti quindi.
Infine, Bannon ha voluto dare un consiglio alla leader di Fdi: «Sii ciò che eri quando i Fratelli d'Italia erano al 3%». In buona sostanza, l'animatore del podcast War Room, molto attivo pure in queste ultime settimane, quelle prima delle presidenziali americane, pensa che il presidente del Consiglio abbia modificato la sua visione del mondo. Elon Musk, il braccio destro di Trump in questa fase di transizione al potere, invece, resta un aperto sostenitore della causa del governo italiano, e della Meloni in primis. La posizione che il patron di Tesla ha preso in pubblico sul «caso Albania» è del tutto esemplificativa.
Ma del resto Bannon aveva già spiegato cosa pensavasse della parabola del presidente di Fdi a marzo
scorso. «Ma credo che molti, nel movimento qui, pensano che la Meloni si sia quasi trasformata in una Nikki Haley. È stata tra i più grandi sostenitori della continuazione della guerra in Ucraina», aveva già avuto modo di dire.