Sor Claudio Ranieri, un po’ Mary Poppins un po’ fionda di David
Quando parlando di un nuovo inizio a Cagliari nel 2023 Claudio Ranieri ricordava il Leicester, la piccola con cui ha vinto la Premier League, paradigma sportivo di Davide che sconfiggendo Golia, diceva: «È una storia andata, dobbiamo scriverne un'altra». Scrisse così la storia del suo secondo Cagliari, portato, dopo la promozione all'ultima giornata, alla salvezza. Confermando quello che tutti pensano, ossia che il ruolo della fionda di Davide gli calzi a pennello.
E infatti anche adesso nella crisi della Roma, si sta scrivendo in queste ore – da Londra – probabilmente l'inizio di una nuova storia non messa in preventivo: una storia che impasta pallone e vita. La fede romanista di Ranieri non è mai stata un mistero, così la spiegava a Famiglia Cristiana poco più di un anno fa: «Sono un professionista serio, mentre alleno una squadra, la mia fede è quella. Ma il bambino che è in me non può tradire quello che è sempre stato».
E il bambino ha cuore giallorosso, cuore trasmesso al nipotino che non troppo tempo fa accompagnava per mano al campo della Roma a Trigoria a veder allenarsi la squadra. Ora, di nuovo, cuore e lavoro si salderanno, in un'altra delle imprese apparentemente impossibili raccolte in una lunga carriera fatta di tanti traslochi. Ranieri è così: una specie di Mary Poppins del pallone che si chiama dove c'è bisogno, nelle situazioni proibitive per tutti gli altri. Ranieri, che era stato sir Claudio per gli inglesi, torna sor Claudio come lo chiamano a Roma dove è nato a Testaccio, dove sta di casa, anche se, fresco di scudetto inglese con in Leicester, spiegò a Fc: «Mi sento a casa ovunque io riesca a ricreare il mio nucleo familiare», cementato dal quarantennale matrimonio con Rosanna, discreta presenza sempre accanto al mister, ma lontanissima per scelta dai riflettori.
A Roma Ranieri era già stato da giocatore e poi di nuovo da allenatore nel 2009-10 e in quella veste sfiorò il più grande dei suoi sogni improbabili: se non fosse stato per un gol di Milito al Siena nella ripresa dell'ultima partita, lo Lo scudetto 2010 sarebbe stato non dell'Inter di Mourinho ma della Roma di Ranieri che era andata al riposo da campione d'Italia, tenendo aperto fino all'ultimo un campionato che l'Inter a marzo sembrava aver già chiuso.
Adesso, a quanto pare da quanto trapela dalla trattativa in corso a Londra, niente di ufficiale fin qui, ma il volo a Londra a parlare con la proprietà agente al seguito è certo, prenderà in corsa una Roma in piena crisi, al quarto allenatore in un anno solare, a quattro punti dalla zona retrocessione: pane per il tecnico famoso per le sue rimonte e le sue salvezze, chiamato a scacciare le ombre dal fondo, per far riemergere, brillanti, i colori tra i quali si sente a casa.
Aveva annunciato che il Cagliari, salva nazionali, sarebbe stata la sua ultima panchina del club, ma al cuore, si sa, non si comanda. E pazienza se a richiamare l'allenatore gentile, che non per caso s'è guadagnato l'appellativo di signore in tutte le lingue, non è la foresta ma l'erbetta fresca dell'Olimpico. E chissà che la somiglianza con i prati inglesi non evoca nuovi sogni ad altezze proibite.