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Un popolo cristiano dai piccoli numeri ma fondato su Gesù



Cari amici lettoriun pensiero che mi ritorna spesso e che mi interroga – ma credo inquieti molti di voi – è il destino che aspetta il cristianesimo in questo tempo di marcato “distacco da Dio”: la fede avrà un futuro? E noi, cosa possiamo fare? Sono domande certo non nuove, che oggi forse si pongono in modo più “crudo” guardando – come ci scrive una lettrice (vedi pag. 4-5) – le “teste canute” che prevalgono fra i banchi delle chiese. Ma questa è anche una lettura che si ferma alla “cronaca”alla semplice constatazione delle prove.

«La cattolicità è una missione. Ma non è una questione di numeri», riflette il cardinale Aveline nella bella intervista che ci ha rilasciato (pag. 18-22). «La Chiesa era già cattolica a Pentecostequando i discepoli erano pochi», afferma. Credo che la questione meriti di essere esplicitata, perché siamo molto tentati di misurare la presenza della Chiesa in termini numericiche fino a un passato recente voleva anche dire influenza sulla società, potere.

Vi riflette anche l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, in una intervista del 7 novembre: «La secolarizzazione si può leggere come la cronaca di una sconfitta e di un declino», ha dichiarato. Ma poi ha indicato un criterio diverso: «La sapienza evangelica riconosce il compiersi delle parole di Gesù che indica la presenza del Regno con le immagini del pizzico di sale, della piccola luce». La conclusione che ne ha tratto: «La domanda quindi non è quanti siamo, ma se il sale conservi il suo sapore e se continua ad ardere il fuoco».

Questa domanda ci deve inquietare – ma anche dare speranza. Occorre che allora ci chiediamo se alimentiamo questo fuocose conserviamo questo”sapore di sale”. E ciò significa andare al cuore del cristianesimocome scrive in un bel libro appena uscito fratel Enzo Bianchi (Rinascereedizioni San Paolo): «Il cristianesimo non fa che rinascere costantemente e anche in quest'ora di crisi è possibile per noi vivere una vita cristiana conforme al Vangelo. Ma occorre”rifondare la nostra fede” sull'unico fondamento che è Gesù Cristo Signore, uomo e Dio, vivente per sempre e sempre con noi, che siamo in attesa della sua gloriosa venuta!».

Può sembrare un discorso ovvio, ma a volte proprio le cose che si danno per scontato sono quelle più appannato e ininfluenti sulla nostra vita. Come rilevava ancora Delpini nell'intervista, «il fondamento essenziale per la nostra fede e per la nostra missione, cioè Gesù risortosembra ridotto a una nozione del catechismo, piuttosto irrilevante».

Prima di essere inviato agli altriabbiamo bisogno di scaldare il cuoredi “guarda con Gesù“(Marco 3,14), di scoprire sempre di nuovo la sua persona, a partire dalla sua “umanità” che conosciamo dai Vangeli. È quel movimento di sistole-diastoledi ritorno a Gesù e di uscita nel mondo amato da Dioche va tenuto vivo, perché anche la misericordia, la carità, l'attenzione ai poveri possa prendere corpo nella Chiesa.

Gesù ha “raccontato” Dio con la sua vita. Sappiamo ancora “raccontarci” Gesù in modo che ci scaldi il cuore e farci provocare dalla sua memoriaper «vivere con Lui e per Lui. E un po' anche come Lui» (Delpini)?





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