Burrata, per Granarolo diventa strategico lo stabilimento di Gioia del Colle
Un combipack con una tazza in ceramica che abbina la burrata fresca a crumble di pane e 'nduja in busta: è una delle proposte lanciate in occasione del Natale 2024 da Mark&Spencer, che ne ha ordinati a Granarolo più di 80mila pezzi.
«È una novità che asseconda l'abitudine degli inglesi di consumare la burrata scaldata e che conferma come questo formaggio possa essere interpretato in cucina in modi molto diversi» spiega Filippo Marchi, direttore generale di Granarolo Spache, da grande esportatore di formaggi italiani (oggi l'export rappresenta il 42% del fatturato, nel 2011 era il 3%), la diversità degli stili di consumo dei nostri prodotti caseari la conosce bene. Ed è proprio la valorizzazione nei menu di ristoranti e pizzerie che sta facendo conoscere la burrata ai consumatori stranieri e ne sta trainando l'affermazione sui mercati internazionali.
«Mentre in Italia il dairy è fermo, sui mercati esteri vediamo una forte crescita della richiesta di formaggiin particolare di specialità casearie – aggiunge Marchi – Per sviluppare il mercato dei formaggi premium, in cui sviluppiamo già un fatturato importante, abbiamo deciso di portare in house l'intera produzione di burrata, investendo 20 milioni nello stabilimento di Gioia del Colle (Bari)per riconvertirlo dal latte alimentare alle specialità casearie pugliesi».
Quest'intervento, che rientra nella specializzazione dei 23 siti produttivi (di cui 14 in Italia) inserita nel piano industriale 2024-2027è strategico per il ruolo di leader che Granarolo ha in Puglia, dov'è il maggiore produttore di latte (oltre 60mila tonnellate annue) e anche l'unico di panna fresca, fondamentale per la burrata (ne rappresenta il 25-30% del peso) e che fornisce ai caseifici locali. Il rinnovato impianto di Gioia del Colle, totalmente automatizzato e con elevati standard igienico-qualitativi, ha una capacità produttiva di 5mila tonnellate di formaggi freschi, per oltre il 50% rappresentato dalla burrata. Da metà 2025 sarà portato a 10mila tonnellate, per il 60% fatto di burrata, arrivando a 90 milioni di euro di fatturato. Con qualitativi standard molto alti.
«Siamo molto soddisfatti della qualità dei prodotti, confermata sia dai blind test con i market leader sia dagli audit dei clienti francesi e inglesi che sono venuti in stabilimento e che hanno confermato la disponibilità a lavorare con noi da gennaio 2025» sottolinea Marchi.