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Oggi “Empyrean Isles” di Herbie Hancock compie 60 anni


“Empyrean Isles” è fatto di quattro originali firmati Herbie Hancocktra questi l'immortale “Cantaloupe Island” – uno di quei brani immediatamente riconoscibili anche da chi non frequenta il jazz.

Hancock lo registrò nel giugno del 1964 con Tony Williams e Ron Carterrispettivamente batteria e contrabbasso, ed il trombettista Freddie Hubbardqui però alla cornetta ed unico loro che non finì (di lì a sei mesi) nel secondo quartetto di Miles Davis.

Il titolo, aulico efico immagini al tempo stesso, suggerisce un'opera improntata all'esplorazione e all'ascensione – e, in effetti, “Empyrean Isles” racconto è anche là dove pare concentrarsi maggiormente attorno a struttura hard bop, cioè nella sua prima metà: “One Finger Snap” gira al doppio della velocità che ci si attenderebbe, tra il fiato apparentemente infinito di Hubbard, Hancock che dissocia completamente la mano destra dalla sinistra sui tasti e le poliritmie di Williams che sfociano in un assolo incontenibile; “Oliloqui Valley”, all'inizio guidata dal contrabbasso, presto si rivela un ginepraio in cui ogni retta via è smarrita.

“Cantaloupe Island” è jazz intriso di soul o viceversa, immortale nel suo armeggiar sinuoso che lo stesso Herbie riprenderà in salsa funky un decennio più tardi (“Cantelope Island”, su “Secrets”, 1976) e che gli Noi3 si trasformeranno in hit mondiali, fondendo due mondi neri, all'alba degli anni '90 (“Cantaloop” (Flip Fantasia), 1993).

Infine, i quattordici minuti di “The Egg” spingono l'intera opera verso scenari avanguardistici, quasi anticipando quella che sarebbe stata l'evoluzione di Miles Davis in compagnia del suo secondo quartetto.

Il valore di Herbie Hancock come pianista e solista era già indiscusso, questo album lo affermò compositore e arrangiatore dotato di particolare fantasia ed espressività, profondo e rispettoso conoscitore delle radici ma tutt'altro che ancorato ad esse: Empyrean Isles compie il miracolo di racchiudere in poco più di mezz' ora praticamente tutte le sfumature di ciò che il tempo definisce il jazz, continuando a guardare avanti.

L'articolo nella sua forma originale è contenuto su 'Non siamo di qui', che ringraziamo per la gentile concessione.

Pubblicazione: novembre 1964
Pubblicato negli Stati Uniti
Durata: 35:11
Disco: 1
Tracce: 4
Genere: Jazz
Etichetta: Record della nota blu
Produttore: Alfredo Leone

Elenco tracce:

Schiocco di un dito
Valle Oliloqui
Isola del melone
L'Uovo



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