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Lukaku, fantasmi dal passato: da Cavani a Osimhen la storia del Napoli pesa su Big Rom


Il centravanti deve ritrovare subito smalto, ma solo il Matador e Higuain avevano più gol del belga nelle prime 10 partite in azzurro

Antonio Giordano

17 novembre – 11:29 – NAPOLI

C'è un cono di luce che illumina il passato e poi ce n'è uno d'ombra che finisce per inghiottire Lukaku. C'è un calcio assai romantico che lusinga i ricordi e, al fianco, ci sono le emozioni d'un tempo che brillano. Ci sono uomini che hanno segnato un'epoca, riempiendola di capolavori che restano: e in quell'album, tra foto che non ingialliranno mai, Romelu Lukaku s'accosta rispettosamente, facendosi scortare dal proprio vissuto (390 reti tra club e nazionale) che resta una garanzia per sfilare via leggero tra le stelle che si scorgono. C'è stato un Napoli, per un decennio e anche di più, che s'è goduto la vita, affrontandola frontalmente, cavalcandola con fierezza: e per non negarsi niente, in quelle notti e in quei giorni di sciantosa follia, s'è pure regalato quattro “scugnizzi” con le fattezze degli eroi.

STORIA

Edinson Cavani è stato il primo a disegnare arcobaleni, 104 reti, 29 tutti assieme nella stagione 2012-2013, quella dell'addio, capocannoniere e leader emozionale d'una città che il Matador se lo coccola pure adesso. L'eredità, per dire, toccò a Gonzalo Higuain, una lucidissima “pazzia” consentita da 64 milioni di euro lasciati sul comodino da Cavani: e prima di diventare core 'ngrato e tutto ciò che sia possibile immaginare abbia detto a chi nelle tenebre se ne andò via, scegliendo “persino” la Juventus, sfilò 36 gol – 3 dei quali all'ultima, con il Frosinone, con dentro una rovesciata – materia per la storia. La vita di Dries Mertens ha analogie con l'esistenza attuale di Lukaku, perché il re dei re di Napoli per un bel po' ha dovuto accomodarsi in panchina come vice-Insigne e il 26 ottobre del 2016, non avendo più centravanti per una serie di avvenimenti, quando Sarri s'inventò un “Ciro” nel cuore dell'area, ipotizzarne l'esplosione a quei livelli poteva essere semplicemente un azzardo: Mertens è capocannoniere del Napoli (148 gol, nessuno come lui), non è riuscito a prendersi il trono che Cavani e Higuain colsero senza indugi, però idealmente ha spolverato la strada a Victor Osimhen, che, incontentabile, con lo scudetto del 2023 s'è regalato puro il trono dei bombardieri.

Però

I confronti si fanno partendo dall'inizio, riassumendo l'iter d'ognuno dentro i sedici metri: Cavani ne fece otto in dieci giornate di campionato; Higuain, un “mostro” del ruolo, stentò un po' – cinque gol nelle prime dieci – ma poi avrebbe disegnato calcio. Mertens, nel 2013, era un esterno, ebbe bisogno di essere reinventato da prima punta. E Osimhen, che ha dipinto il cielo tricolore, ne segnò appena due in questo spazio definito.

Rientra

Lukaku ha dovuto avvicinarsi a Napoli silenziosamente, se ne è stato a Londra ad allenarsi da solo, ha avuto bisogno di Conte per ritrovare la condizione che, ora dal Belgio, viene rimessa in discussione: con Israele, stasera, non ci sarà, pareva ci fosse un patto con Tedesco, il ct della sua Nazionale, che però ha smentito. “Non è vero. Voleva giocare ma ha un'infiammazione. Nei prossimi giorni gli verrà fatta un'iniezione che gli proibirà d'allenarsi per quattro-cinque giorni”. La Roma è ad una settimana di distanza, si può fare: i fantasmi già abbondano.





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